ROMA Nel braccio di ferro continuo con il governo, i sindacati è probabile che almeno un punto a casa riusciranno a portarlo. Il taglio di 150 milioni di euro ai Patronati, inserito nella legge di stabilità da Palazzo Chigi, verrà rivisto. Contro la sforbiciata si è compattato un fronte largo. Ben 100 deputati del Partito Democratico hanno firmato un emendamento che chiede il ripristino completo dei fondi. Difficile per il governo riuscire a mettere un argine. Così dal Tesoro sarebbero arrivati i primi segnali di apertura. Azzerare l’intero taglio da 150 milioni, tuttavia, non sarà possibile. Si tratta attorno ad una sforbiciata più contenuta. Il modello sarebbe quello di un emendamento firmato da Marco Causi del Pd, e che prevede una riduzione del fondo per i patronati di una quarantina di milioni, in pratica il 10% dell’intero ammontare (430 milioni). Contemporaneamente anche il prelievo dello 0,226% sui contributi versati dai lavoratori, e che il governo puntava a ridurre allo 0,148%, verrebbe invece contenuto allo 0,205%. Oggi intanto i Patronati, secondo cui il taglio dei fondi comporterebbe il licenziamento di 7 mila lavoratori, terranno le serrande abbassate.
LE ALTRE MODIFICHE
Non è l’unica modifica alla quale lavora il governo. Ieri c’è stata una lunga riunione tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan per valutare le modifiche, soprattutto su Tfr e Fondi pensione. Anche sul regime dei minimi Iva si va verso una riscrittura della norma. L’aliquota forfettaria dovrebbe scendere dal 15% al 10%, mentre il reddito che consente di accedere al sistema agevolato salirebbe da 15 mila a 30 mila euro. Altra modifica ormai data quasi per acquisita, è la riduzione del balzello fiscale sui Fondi pensione. Nella manovra il governo ha ritoccato al rialzo il prelievo dall’11,5% al 20%. Ora potrebbe portarlo al 15%. Stesso discorso sulla tassazione del Tfr in busta paga. Si cercano risorse per tassarlo in maniera agevolata, e non con l’aliquota marginale come previsto dalla versione attuale del provvedimento. Novità interessanti per i contribuenti, ma tutte da verificare, emergono poi da un emendamento del Pd (compreso tra i 500 selezionati per il voto in commissione). Chi ha debiti con il fisco potrebbe presentare domanda di rateizzazione semplificata, senza alcun onere di dimostrare con documenti la propria situazione di difficoltà, e accedere al pagamento dilazionato per un periodo fino a dieci anni (120 rate mensili). Verrebbe applicato un tasso di interesse annuo lordo del 3,69, più basso di quello erariale (4,5%). Per le rate è previsto un importo minimo di 100 euro. A questa facilitazione di pagamento potrebbero accedere anche coloro che fossero precedentemente decaduti dalla rateazione. Insomma i contribuenti morosi avrebbero certezza di vedere accolta la propria domanda: attualmente Equitalia applica una procedura del genere solo per i debiti fino a cinquantamila euro, mentre al di sopra di questa soglia la domanda viene accolta solo se la documentazione è convincente. Restano quindi da valutare le conseguenze sulla riscossione, che inevitabilmente condizioneranno il parere del governo sulla proposta.