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Pescara, 24/11/2024
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Data: 14/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Notte serena sulla Cavour dopo il giorno della bufera. Il racconto dell’unico giornalista rimasto a bordo della portaerei

ORTONA E' stata un'onda lunga, complice la risacca, a dondolare la notte del cronista a bordo della Cavour. Poco prima quell'onda aveva impedito il rientro a terra dei 130 visitatori a bordo con le lance in dotazione alla nave. Mal di mare e cambi di programma, non è stato un mercoledì come altri. Alle 17 si decide per il rientro in elicottero, motivi di sicurezza. E’ corsa ad accaparrarsi i posti sui primi voli, mentre il comandante Fantoni, instancabile, offre la disponibilità ad ospitare a bordo i visitatori per la notte. Ed ecco: un posto in meno sul tredicesimo volo e cabina assegnata per la notte a chi scrive. Unico civile tra 545 militari, tra cui molte donne, chi in blu, chi in verde, sulla nave ammiraglia della Marina militare.
Andrea Parise segue l'embedded per una notte come un'ombra, fa gli onori di casa. È un ufficiale, e un gentiluomo. Siciliano, 34 anni e negli occhi l'amore per il suo lavoro, oltre all'orgoglio tricolore che porta in giro per il mondo da 14 anni. Alex, anche lui siciliano, è un pilota di uno dei sei cacciabombardieri AV8 a bordo. Decollano anche in verticale, spiega, fanno un lavoro «di deterrenza». Alla richiesta di vedere il suo aereo, quello che pilota, «non è il mio, questo è del popolo italiano», risponde sorridendo mentre descrive le funzioni della miriade di tasti e bottoni nell'angusta cabina. La Cavour è gente come loro, 27mila tonnellate d'Italia pronte a salpare nel giro di poche ore, se serve, per ogni dove ci sia un mare da navigare. Un bel pezzo d'Italia, dai motori ai membri dell'equipaggio. «È una nave da guerra, tecnicamente». Ma la puzza di quella cosa lì non si sente granché, a dire il vero. Rimane addosso invece il profumo della compassione che Antonio e Pasquale, e molti altri, si sono portati dietro dalla missione umanitaria di Haiti. Anno 2010, un paese distrutto da un terremoto di magnitudo 7. Salpati in 40 ore e arrivati dopo sette giorni a 30 nodi attraverso l'Atlantico, «pieni a tappo di farmaci, viveri, gru, autotreni, campi ospedale, persone», dice Antonio, faccia e spirito del Sud, come la maggior parte dell'equipaggio. Quella è stata la prima missione della Cavour, entrata in servizio nel 2009. Quella missione sta come un timbro sulla nave che ha dentro, oltre ai missili, un ospedale con tac, terapia intensiva, due sale operatorie. Non ci sono finestre sulla Cavour. Ma da un raro balconcino di servizio Andrea offre un posto in prima fila per vedere la luna che sale sull'Adriatico, mentre l'onda lunga continua.
È tempo di andare in cabina, confortevole, con lo stemma della Marina sulla coperta. Si prova a dormire. L'alba è d'obbligo, prima che una lancia sbarchi il cronista ad Ortona dopo 24 ore a bordo della Cavour. Il tempo di salutare e dire grazie alla voglia di raccontarsi di Andrea, Claudia, Pasquale ed è già terra. L'onda lunga del giorno prima non c'è più.

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