La Cgil fa fronte contro il disegno di legge del governo per la riforma del Lavoro. La mobilitazione contro il Jobs Act riduce le distanze tra la segretaria generale Susanna Camusso e il leader della Fiom Maurizio Landini. Insieme sul palco di Milano hanno lanciato un monito a Renzi («Noi non ci fermiamo»), rivendicato una profonda modifica della riforma che l’esecutivo si appresta a varare («Allargare le tutele a chi non le ha, non ridurle ai pochi che le hanno») e dato appuntamento ad una nuova prova di forza per il 5 dicembre, con un nuovo sciopero generale. A poche centinaia di metri, all’imbocco di piazza Fontana, il corteo di studenti e precari ingaggiava intanto un duro faccia a faccia con le forze dell’ordine.
«Dov’è oggi il governo?»
«Dov’è oggi il governo Renzi - ha tuonato Landini sotto le guglie del Duomo - , solo a parlare con gli imprenditori con le fabbriche vuote, o vuole stare anche dalla parte dei lavoratori?» «Serve una visione - ha aggiunto - una nuova politica industriale, anche un intervento pubblico nell’economia». Il numero uno della Fiom ha poi puntato il dito contro la delega chiesta dal governo per la riscrittura delle regole del lavoro, una «delega in bianco» che parla di fatto solo del superamento dell’articolo 18 con l’introduzione del contratto a tutele crescenti . Per Landini il governo «non vuole discutere con i sindacati e con il Parlamento» e il rischio è «di non chiedere fiducia al governo, ma votare le sfiducia al Parlamento», con la conseguenza che «un Parlamento che non può discutere non serve a nulla».
«Niente mediazioni al ribasso»
«Non inseguite mediazioni al ribasso sull’articolo 18 - ha invece esortato Susanna Camusso, accolta da applausi ma anche da qualche fischio dalla platea dei lavoratori metalmeccanici -. Fate l’unica cosa che oggi va fatta per unire il mondo del lavoro: estendete le tutele a tutta quella parte del mondo del lavoro che ora non ce le ha perché così si riunifica il mondo del lavoro e bisogna avere il coraggio di dire che bisogna cancellare tutte le forme di precarietà». Secondo Camusso, finchè esisteranno queste forme di precarietà «non ci sarà un obiettivo di unità del mondo del lavoro ma soprattutto non ci saranno le condizioni per far ripartire un Paese con una idea di sviluppo positiva». «Noi abbiamo delle proposte molto più semplici di quelle del Governo» e tra queste, secondo il segretario della Cgil, occorre intervenire sul mondo della corruzione «ripristinando il falso in bilancio perché è da lì che parte la corruzione e non servono commissari straordinari se poi non ci sono le regole». E ancora: «Al governo, ma anche a Confindustria che in questi giorni ha detto che la Cgil è una organizzazione medioevale, vorrei dire che medioevale è chi vuole tornare al lavoro servile e non riconosce i diritti e le libertà delle persone».