«Non ci fermiamo, andiamo avanti». Orfini (Pd): «La mediazione estende i diritti»
ROMA Davanti al colpo d’occhio di piazza del Duomo ritornata ad essere una gremita piazza operaia con i suoi simboli e le sue bandiere, (80mila i partecipanti comunica la Fiom) Maurizio Landini avverte il governo: «Non ci fermiamo, andiamo avanti fino in fondo finché non cambieranno le loro posizioni». Con lo sciopero generale dei metalmeccanici del Centronord e il comizio milanese, la Fiom e la Cgil rispondono alla decisione dell’esecutivo e del suo principale azionista, il Pd di Renzi, di andare avanti sul jobs act. La mediazione raggiunta tra i democratici viene bocciata senza appello dal leader della Cgil Susanna Camusso durante il comizio al fianco di Landini: «Quella mediazione non è una risposta per mantenere la difesa dei diritti». E per questo «la partita non è chiusa». Di fronte alle proteste di varie categorie, anche il cardinal Bagnasco fa sentire la sua vicinanza. Il presidente della Conferenza episcopale italiana chiede di prendere «in seria considerazioni» le voci di «disagio» e le «richieste legittime». Il Pd era presente in piazza con Stefano Fassina, della sinistra interna, ma è il presidente Orfini a replicare alla Cgil: «Questa volta ha ragione Camusso: la mediazione del Pd sul jobs act non difende i diritti. Li estende». Il senatore dem Andrea Marcucci liquida il comizio della leader sindacale come «goffe dichiarazioni». Ascoltiamo la piazza «ma anche quelle organizzazioni che non c’erano» precisa il vice segretario Guerini. In difesa della Cgil e dello sciopero si schiera invece Guglielmo Epifani, ex segretario: «Quella decisione, come ha detto anche Renzi, va rispettata». Che cosa ha dunque detto il leader del più grande sindacato italiano che il 5 dicembre chiamerà tutti i lavoratori allo sciopero generale? Che la partita sul jobs act «non è assolutamente chiusa» e che non sarà «un voto di fiducia che cambierà il nostro orientamento e le nostre richieste». Che lo sciopero sia nettamente contro le scelte del governo lo conferma Landini. L’applauditissimo leader della Fiom (qualche fischio arriva per Camusso da un settore della piazza) ha chiesto che gli «80 euro di Renzi vengano estesi a tutti, ma lo ringraziamo perché ci servono a scioperare contro di lui, per contestare le politiche che sta sbagliando». Ricorda che «qualcuno frequenta persone che spendono mille euro per una cena» e per questo «perde il senso della realtà». Noi, scandisce, «siamo quelli che con mille euro debbono mangiare per un mese». La mediazione raggiunta dentro il Pd non soddisfa nemmeno il leader della Fiom, anzi Landini la definisce «una presa in giro che serve solo ai parlamentari per conservare il loro posto». Per questo annuncia che il sindacato «non si ferma, andiamo avanti fino in fondo. Lo si deve sapere, abbiamo la forza e l’intelligenza per farlo». Landini si chiede «dov’è oggi il governo Renzi, solo a parlare con gli imprenditori con le fabbriche vuote, o vuole stare anche dalla parte dei lavoratori?» Vendola (Sel) è con la Cgil: «Questa piazza è un presidio per la democrazia», aggiungendo che il jobs act, nella sua interezza, è «un terreno recessivo« che nessun «pannicello caldo» può migliorare. Per Paolo Ferrero (Prc) «tute blu e precari» raccontano «un Paese unito» contro l’esecutivo.