ROMA Scontri e feriti a Milano e a Padova, tensione a Roma e Torino, a Napoli come a Genova. Nel giorno in cui decine di migliaia di persone scendono in piazza in 25 città italiane per protestare contro il jobs act e la legge di stabilità, promettendo «è solo l’inizio», il bilancio conclusivo è la fotografia di un Paese lacerato, in cui il disagio che irrompe nelle piazze non trova risposta nelle politiche del governo. È un giorno di cortei e manifestazioni in cui si saldano le proteste della Fiom Cgil - che ha convocato lo sciopero generale delle fabbriche del Centronord (a cui seguirà, il 21 novembre, quello del Centrosud) - quella “sociale” indetta dai sindacati di base, Cobas, Cub, Usi e Adl Cobas, quella degli studenti contro il piano di riforma della scuola. Solo a Roma dieci diverse iniziative. Ovunque - da Firenze, a Bari, a Cosenza - traffico è in tilt. Il fulcro della protesta della Fiom è Milano, dove oltre 25mila manifestanti provenienti da tutta Italia sfilano sotto le insegne della Cgil in un corteo aperto dal segretario generale Susanna Camusso e dal leader della Fiom Maurizio Landini. Ci sono esponenti della sinistra Pd come Stefano Fassina, c’è Nichi Vendola, presidente di Sel. Ci sono bandiere rosse e cori compatti: «Matteo non stare sereno», «Abbiamo messo il gettone nell’iPhone, ora rispondi». Da largo Cairoli, nelle stesse ore si muove il corteo, circa duemila persone, di studenti e sindacati di base. Attorno a mezzogiorno, antagonisti e no-Tav cercano di forzare le transenne di piazza Duomo, dove c’è il palco della Cgil, facendo esplodere alcuni petardi, ma vengono bloccati dal servizio d’ordine della Fiom. È subito dopo che esplodono gli scontri, quando i gruppi respinti dalla piazza si spostano verso piazza Fontana. In via Larga dai manifestanti parte un fitto lancio di fumogeno, e la polizia carica. In piazza Santo Stefano studenti e poliziotti entrano in contatto, esplode una bomba carta, tre finanzieri restano feriti (saranno sette a fine giornata). Nuovi tafferugli davanti all’Arcivescovado, dove un gruppo prova a entrare e viene bloccato coi manganelli: «Siamo stati caricati con una violenza inaudita e ingiustificata alle spalle» accusa l’Unione degli studenti. Dieci ragazzi restano feriti. A Padova le ostilità, scoppiano attorno alle 11 davanti all’università quando i manifestanti, molti dei quali attivisti dei centri sociali, cercano di sfondare un blocco delle forze dell’ordine per raggiungere la sede del Pd. Cinque poliziotti restano feriti: tra loro anche il capo della squadra Mobile, Marco Calì, che viene colpito al volto da un calcio. A Roma, dove allo «sciopero sociale» prendono parte studenti, precari, movimenti per la casa, immigrati, la protesta esplode rabbiosa quando il corteo passa davanti al ministero dell’Economia: petardi, fumogeni e uova vengono lanciati sotto lo sguardo delle forze dell’ordine. Il lancio di uova si ripete in via San Martino della Battaglia, davanti al consolato tedesco sorvegliato da cinque blindati, per contestare i licenziamenti della ThyssenKrupp alla Ast di Terni. Blitz anche al Colosseo, dove dieci lavoratori di una ditta privata salgono sulle impalcature e stendono uno striscione: «No jobs act e privatizzazione dei servizi pubblici», e al policlinico Umberto I, con i cartelli «Salute bene comune». Nel pomeriggio proteste davanti al Ministero dell’Istruzione, dove studenti e insegnanti bloccano il traffico su viale Trastevere chiedendo un incontro con il ministro Stefania Giannini. La sede del Miur viene presa di mira anche a Torino, dove un gruppo di manifestanti lancia uova contro gli uffici del ministero. Su un furgone del Gruppo studenti indipendenti la polizia sequestra mazze, bastoni, uova con vernice, fumogeni e secchi di letame. Gravi disagi a Napoli, dove per due ore viene impedito l’accesso alla tangenziale, blocchi stradali anche a Palermo, dove i manifestanti lanciano uova e fumogeni contro la sede dell’Unicredit. Traffico paralizzato a Genova, dove si registra un blitz di studenti e attivisti dei centri sociali davanti all’università, con striscioni e fumogeni. A Bergamo sotto “attacco” con vernice e uova, oltre a Confindustria e Banca Intesa, anche la sede della Cgil.