TERAMO Il divieto di fare riprese televisive e foto durante il consiglio comunale diventa un caso politico di difesa del diritto di cronaca. Il sindaco Maurizio Brucchi si scusa con i giornalisti allontanati e prende le distanze dall’accaduto, ma le reazini politiche sono state pesanti. A imporre lo stop a operatori tv e fotografi dei giornali nel corso della seduta consiliare di giovedì pomeriggio è stata la nuova segretaria generale dell'ente Patrizia Scaramazza, al suo esordio in aula. Nonostante la lunga esperienza maturata in altre amministrazioni locali e il curriculum che ha indotto il sindaco Brucchi a designarla per la successione a Sergio Iezzi, la responsabile della macchina burocratica del Comune ha scatenato il caos con un'interpretazione eccessivamente restrittiva del regolamento consiliare. Secondo lei, infatti, la presenza della telecamera di Teleponte che ha in appalto riprese e trasmissione integrali dei lavori consiliari impedirebbe ad altre emittenti e fotografi di testate giornalistiche di acquisire immagini in aula per le rispettive cronache. Il problema, nell'originale interpretazione fornita dlla segretraia comunale, starebbe nel fatto che il Comune paga il servizio curato dalla tv locale che si è aggiudicata la gara e dunque non può consentire ad altri operatori dell'informazione di riprendere anche solo per pochi minuti o scattare foto del consiglio gratis. La cervellotica premura burocratica, dunque, cancella il diritto di cronaca e scatena la raffica di reazioni indignate dell'opposizione. Gianluca Pomante richiama i pronunciamenti del garante della privacy sulla pubblicità dei consigli comunali da cui deriva la possibilità di riprenderle diffonderle nel rispetto del principio costituzionale del diritto all'informazione. «E' stato fatto un pasticcio, generato probabilmente da un errore di valutazione», osserva, «poiché le sedute sono già assicurate da un'emittente televisiva, dietro pagamento, si è ritenuto non corretto consentire ad altri le riprese». Secondo Pomante, l'interpretazione fornita dalla segretaria avrebbe avuto senso se fosse stata la tv locale a pagare il Comune per le riprese in esclusiva. I consiglieri di Pd e "Teramo cambia" chiamano in causa il sindaco Brucchi e il presidente del consiglio comunale Milton Di Sabatino accusati di non aver consentito le attività di cameramen e fotografi «che in alcun modo potevano determinare un conflitto con la ripresa televisiva riservata ad un'emittente sulla base di un contratto con l'amministrazione». Nell'ultimo consiglio, secondo i due gruppi di minoranza, è stata scritta una delle pagine più tristi della storia politica della città. «Una vicenda che segue e ricorda altre scelte politiche incomprensibili e ingiustificate cui abbiamo assistito sotto la gestione Brucchi», osservano Pd e "Teramo cambia", «fra le quali, su tutte, l'individuazione di zone rosse in città per vietare indiscriminatamente ogni forma di manifestazione pubblica». I consiglieri di opposizione, dunque, chiedono al sindaco e al presidente del consiglio di scusarsi con chi è stato penalizzato dal divieto – cosa che ha fatto con una nota diffusa ieri mattina – e di ripristinare le condizioni perché il consiglio torni ad essere «luogo aperto alla massima trasparenza». Per il sindaco la vicenda è frutto di un equivoco nato per colpa dei grillini. Al Movimento 5 Stelle, infatti, è stata impedita la ripresa in streaming della seduta consiliare e per estensione l'impedimento ha coinvolto anche operatori tv e fotografi. «La segretaria è appena arrivata», sottolinea il primo cittadino, "non ha ancora una piena conoscenza del nuovo contesto e si è fatta prendere un po' la mano». A 24 ore di distanza dall'oscuramento di telecamere e fotocamere il sindaco corre ai ripari e mette una pezza all'interpretazione data dalla segretaria. «Le riprese occasionali o di servizio per i media non saranno più negate», assicura, «il diritto di cronaca verrà garantito». Per gli streaming delle sedute volute dai grillini, invece, è necessario modificare il regolamento.