Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.940



Data: 15/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Reintegro solo per false accuse di reati perseguibili d’ufficio

ROMA Tutto dipenderà dalla “procedibilità”: se il reato di cui è ingiustamente accusato il dipendente licenziato è “procedibile d’ufficio” allora il giudice potrà anche disporre il reintegro; se invece il reato di cui si è accusati è procedibile solo a querela, allora - sempre casomai fosse un’accusa falsa e insussistente - il licenziato avrà solo l’indennizzo monetario. Eccola la linea Maginot che delimiterà i confini del nuovo articolo 18, da una parte il reintegro dall’altra il solo indennizzo. Ecco come il governo pensa di mettere d’accordo la parte della sua maggioranza che chiede di rendere il mercato del lavoro meno rigido e più flessibile in uscita, e quella che invece non vuole rinunciare ad antiche conquiste come le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La soluzione - che si concretizzerà con i decreti attuativi - sarebbe stata trovata durante l’incontro di ieri mattina tra il ministro Poletti e il senatore di Ncd, l’ex ministro Maurizio Sacconi.
Anche per i disciplinari illegittimi, quindi - così come il premier assicurò al suo partito durante il tormentato direttivo di fine settembre - si potrà applicare l’articolo 18. Ma solo nei casi veramente gravi, pochi, limitatissimi e ben definiti. La lista nemmeno deve essere redatta, già c’è nel codice penale: sono tutti quei reati per cui è prevista la procedibilità d’ufficio. Tanto per capirci: truffa aggravata, furto aggravato, lesioni fisiche (con prognosi superiori a 20 gorni), estorsioni, minaccia grave, rapina, violenza sessuale, violenza privata, stalking nei confronti di disabili (o minori). Se un dipendente viene licenziato perché accusato di aver commesso uno di questi reati e poi però si accerta che l’accusa era falsa e infondata, bene allora può chiedere al giudice di essere reintegrato nel suo posto di lavoro. In tutti gli altri casi di licenziamento disciplinare illegittimo, ci sarà solo l’indennizzo.
VITA DURA PER I FANNULLONI

Insomma l’azienda che si trova di fronte un dipendente che non fa bene il suo lavoro, che perde tempo, un dipendente negligente, uno che mette continuamente zizzania nel suo ufficio o semplicemente incapace, potrà licenziarlo senza il timore che poi un bravo avvocato riesca a dimostrare che è solo un pretesto. Perché, male che vada, gli pagherà un indennizzo. Ma in fabbrica, in ufficio, quel dipendente non ci metterà più piede. Niente più matrimoni a vita. Niente più fannulloni intoccabili, esultano gli alfaniani, da sempre fautori della flessibilità in uscita come antidoto al timore da parte dell’imprenditore ad assumere a tempo indeterminato. È Angelino Alfano a spiegare: «Il tema centrale è uno: il fannullone deve poter essere licenziato. Dobbiamo restringere le fattispecie in cui interviene il giudice e dobbiamo dare i risarcimenti in automatico nella maggior parte dei casi».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it