TERAMO Uniti dalla protesta, ieri mattina patronati e metalmeccanici sono scesi in piazza Martiri mobilitandosi rispettivamente contro i tagli della legge di stabilità e il Jobs Act del governo Renzi. Sotto il gazebo dei patronati Inca, Inas, Ital e Acli della provincia di Teramo è stata portata avanti la raccolta firme che in due settimane ha raggiunto quota 8mila nel solo territorio teramano. L’obiettivo della petizione è quello di scongiurare i tagli al fondo dei patronati, che metterebbero a rischio le attività di assistenza e tutela rivolta a tutti i cittadini italiani e svolte finora in maniera completamente gratuita. «I servizi che offriamo sono tantissimi, forniamo assistenza a 360 gradi a giovani e meno giovani, anziani e meno anziani. Ci occupiamo di contribuzione, pensioni, disoccupazione, lavoro sommerso, infortuni, assistenza socio-sanitaria e ai lavorati emigrati», ha spiegato Sabatino Di Sabatino, direttore provinciale Ital Uil, «nel 2013 abbiamo svolto 61mila pratiche solo in provincia di Teramo. Abbiamo circa 45 uffici su tutto il territorio, che aiutano a svolgere le pratiche che Inps e Inail non riuscirebbero a gestire con solo tre sedi». Assieme a lui, in rappresentanza dei quattro patronati teramani erano presenti anche Mirco D’Ignazio, direttore provinciale dell’Inca Cgil, Marco Valente, direttore provinciale Inas Cisl, e Vincenzo Spezialetti dell’Acli di Teramo. Non accenna a rallentare neanche la sfida lanciata dai metalmeccanici e Fiom Cgil contro il Jobs Act del governo Renzi, con lo sciopero generale di venerdì prossimo. «Prevediamo una mobilitazione di circa 200 persone da Teramo per la manifestazione del 21 novembre a Napoli. I problemi derivano dal calo strutturale del lavoro, come nel settore dell’edilizia, o dalla riduzione del margine economico sempre maggiore per le aziende, come quelle dell’indotto auto che rischiano la delocalizzazione», ha detto Giampiero Dozzi, segretario provinciale Fiom Cgil di Teramo, presente ieri mattina al banchetto informativo allestito per sensibilizzare i cittadini sull’inadeguatezza del Jobs Act nel contrastare la crisi. «Ci sono problemi nella gestione degli ammortizzatori sociali», ha concluso Dozzi, «mentre il territorio va in frantumi, il governo sceglie di cancellare le tutele dello Statuto dei lavoratori. Per reagire alla crisi c’è bisogno di fare investimenti e darci gli strumenti per non far chiudere le fabbriche».