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Pescara, 24/11/2024
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Data: 16/11/2014
Testata giornalistica: Il Centro
«Landini usa toni degni di Grillo». Il presidente Pd Orfini: trovato un buon accordo, lui ha usato parole inaccettabili

ROMA La trattativa all’ultimo miglio della delega del lavoro ha portato a una sorta di “stress test” il Pd, stiracchiato dai centristi e dalla minoranza di sinistra e attaccato duramente dal sindacato. Un carico pesante per il presidente Matteo Orfini perchè dalla Cgil arrivano le bordate più pesanti. Il leader della Fiom Landini ha definito la mediazione raggiunta sui licenziamenti, una presa in giro. Che dice? «Landini Ha usato parole inaccettabili. Credo che quando un sindacalista utilizza toni degni di Grillo non rappresenta al meglio i lavoratori e non aiuta a superare un clima di scontro che non fa bene a nessuno». Per voi il compromesso sui licenziamenti disciplinari è il punto più avanzato? «Noi abbiamo raggiunto un accordo positivo e la dimostrazione arriva da tutti i parlamentari Dem della commissione Lavoro che l’hanno ritenuto accettabile. Ci sono rappresentate diverse anime, il presidente è Cesare Damiano: si è fatto un lavoro vero sul merito e non di posizionamento interno. Per dirla con una battuta, la reazione di Sacconi e dell’Ncd dimostra che è un buon accordo». Nella minoranza si lamentano che Renzi concede più ad Alfano che alle voci critiche del suo partito... «Intanto non credo che si debba ragionare così. Non ci sono concessioni a pezzi del Pd, perché il partito non è una federazione di correnti. Su questo come altri temi, si arriva a un’unica posizione che è una sintesi delle diverse anime ma anche ciò che si ritiene giusto fare. Nel merito su questa vicenda non mi pare che si sia concesso di più all’Ncd. La legge delega e la legge di stabilità vanno insieme perché l’una contiene le risorse che servono a coprire l’altra, è pieno di proposte che vanno nella direzione che la sinistra ha sempre voluto, anche proposte della Cgil, risorse per gli ammortizzatori sociali, l’investimento sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, risorse per stabilizzare i precari a cominciare dalla scuola. Sono tutte misure da rivendicare orgogliosamente e di sinistra». Tra le ipotesi c’è la possibilità d’indennizzi esentasse per i lavoratori licenziati che rinunciano al giudice. È di sinistra monetizzare i diritti? «Valuteremo nei prossimi giorni quale sarà il punto di caduta ma non parlerei di monetizzazione dei diritti. Se questa scelta poi è volontaria, la proposta che consente di evitare il ricorso al giudice conviene anche al lavoratore. Come è noto io non avrei toccato l’articolo 18 ma il complesso dei provvedimenti della delega alla fine produrrà un’estensione dei diritti e delle tutele, ci sarà una proliferazione dei contratti buoni che garantiscono i lavoratori. Ricordo che l’articolo 18 non è abolito, il reintegro resta per alcune forme di licenziamento». La seconda fase delle politiche del lavoro è quella della contrattazione decentrata. Troverete ancora una volta Landini e la Cgil a dirvi che quella è materia sindacale. «Dobbiamo riprendere il filo di una legge sulla rappresentanza per rendere i sindacati più forti. Landini l’ha sempre chiesto e credo abbia ragione. Di questo e della contrattazione decentrata dobbiamo ricominciare a discutere. La selva dei contratti nazionali si può semplificare. Non credo che questa discussione porti necessariamente allo scontro con il sindacato».

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