Il giudice di pace accoglie il ricorso di un cittadino: se tutti chiederanno il rimborso l’ente dovrà restituire 7 milioni.
TERAMO Il Comune deve rimborsare l'Iva ingiustamente pagata dai cittadini sulla Tia. Lo stabilisce una sentenza del giudice di pace che ha condannato l’ente a restituire la quota del 10% versato dai contribuenti come imposta di valore aggiunto sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti relativa al triennio 2007- 2009. Il pronunciamento riguarda un singolo contribuente che ha citato in giudizio l'amministrazione per un importo esiguo, circa cento euro. La sentenza, però, rischia di scoperchiare un calderone pericoloso per il Comune. Se tutti i cittadini che hanno pagato per tre anni l’Iva in realtà non dovuta sulla Tia, l’ente dovrebbe sborsare una cifra da capogiro che, in base a una stima approssimativa, potrebbe arrivare a circa sette milioni di euro. Per le casse dell'amministrazione, già in rosso, sarebbe una mazzata letale. A evidenziare il problema, emerso per la prima volta nel 2010, quando sia la Corte costituzionale che la Cassazione dichiarano illegittimo il prelievo aggiuntivo dell’Iva su una tassa, è il capogruppo del Pd in consiglio Gianguido D’Alberto. «L'amministrazione finora non ha fatto nulla per risolvere il problema», afferma, «ed evitare che si arrivasse a questo punto». La quota del 10% in più sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti è finita direttamente nelle tasche del governo ma, secondo il rappresentante dell'opposizione, il Comune si è limitato ad attendere che da Roma fossero restituite le somme illegittimamente incassate. «Il giudice di pace ha confermato che l'ente resta l'interlocutore diretto del cittadino che, in alternativa, si potrebbe rivalere nei confronti della Team in quanto gestore del servizio», sottolinea D’Alberto, «per cui l'attesa delle mosse del governo non può più essere l'unica opzione». L’amministrazione impugnerà la sentenza proprio per evitare che costituisca un precedente su cui appoggiare migliaia di altre richieste di rimborso da cui deriverebbe la potenziale spesa milionaria. Secondo D’Alberto, che evidenzia il rischio eventuale di un aumento della tariffa per coprire le spese dei rimborsi, l'amministrazione «dovrebbe attivarsi, anche se tardivamente, verso il governo per risolvere la questione». Il sindaco non ci sta a rimanere con il cerino in mano e rilancia un'iniziativa congiunta con l’opposizione. «Facciamo la battaglia insieme contro il governo», osserva, «che si è ingiustamente preso i soldi dei cittadini». Brucchi ricorda che alla guida del Paese c’è lo stesso partito a cui è iscritto D’Alberto. «Si rivolga a qualche senatore o sottosegretario che conosce per la restituzione dell’Iva», polemizza, «noi siamo stati costretti a fare da passacarte». Il Comune quei soldi li ha girati al governo anni fa e non è in grado di anticipare i rimborsi ai contribuenti. «Appena ce li rimandano indietro li restituiamo ai cittadini», assicura Brucchi, «ma bisogna smetterla con le strumentalizzazioni». Il sindaco non entra nel merito della sentenza anche se esprime riserve sul coinvolgimento del Comune nella responsabilità risarcitoria. «Sono d’accordo sul fatto che i cittadini debbano riavere quanto ingiustamente pagato», tiene a precisare, «ma ripeto che quelle somme non le abbiamo, per cui non possiamo restituirle». L'avvocatura del Comune sta studiando l'appello contro la sentenza del giudice di pace. Il sindaco, però, è anche pronto a un’azione nei confronti del governo per recuperare la somma da rimborsare ai contribuenti. A contestare la scelta del ricorso e il capogruppo grillino Fabio Berardini: «Il Comune piuttosto che riconoscere l'errore e rimborsare i cittadini preferisce spendere altri soldi per far ricorso in appello, tanto, comunque vada, paghiamo noi» L'amministrazione e l'avvocatura dell’ente, a detta del consigliere, non intendono riconoscere il diritto maturato dai cittadini. Per questo il Movimento 5 Stelle nei prossimi giorni allestirà punti informativi sulle modalità di presentazione dei ricorsi.