ROMA Un lavoratore su cinque, nelle imprese fino a 49 addetti, è pronto a chiedere il Tfr in busta paga. È questo il quadro che emerge dai risultati dell'indagine realizzata da Confcommercio-Imprese per l'Italia in collaborazione con Format Research sui lavoratori dipendenti a tempo indeterminato nelle imprese fino a 49 addetti dell'industria e del terziario. Il 20% circa dei lavoratori nelle imprese fino a 49 addetti è, dunque, intenzionato a chiedere al proprio datore di lavoro il Tfr che matureranno nel 2015. L'idea prevale tra lavoratori impiegati come operai o comunque con mansioni a carattere esecutivo in imprese del Nord-Ovest, soprattutto quelle che hanno un numero di addetti compreso tra sei e venti. Il 60% circa dei lavoratori utilizzerà l'anticipo di Tfr per i consumi, o comunque per effettuare quelle spese delle quali hanno necessità mentre il 40% circa ha affermato che lo ritirerà per risparmiarlo, magari mettendolo in banca. L'impatto del provvedimento, calcola la ricerca di Confcommercio, potrebbe farsi sentire su circa 300.000 imprese fino a 49 addetti, che fino ad oggi potevano limitarsi ad accantonare le somme destinate al Tfr, e che ora almeno in parte saranno costrette ad erogarle materialmente, con un conseguente aggravio della propria capacità finanziaria. Le imprese che più probabilmente potrebbero risultare in difficoltà a causa del nuovo provvedimento sono le imprese con un numero di addetti tra 20 e 49 e quelle operative nel settore di attività economica dell'industria nelle regioni del Nord Ovest e del Nord Est. Tra le imprese dell'industria (manifattura e costruzioni), il 34,3% (circa 170 mila imprese) subirà la richiesta di anticipo del Tfr in busta paga da parte di alcuni dei propri dipendenti. Tale quota si attesta attorno al 10,0% presso le imprese del terziario (commercio, turismo e servizi), pari a circa 110 mila imprese.