L’inchiesta sul camionista morto a Colledara, i familiari chiedono due milioni
Non è la prima volta che i vertici della Strada dei Parchi finiscono sotto accusa per incidenti mortali avvenuti sull’A24. Nel settembre del 2011, dopo un lungo processo, quattro funzionari della Strada dei Parchi e due tecnici Anas sono stati assolti perché il fatto non sussiste dal tribunale di Teramo: erano finiti stto accusa per la morte di Claudio Brugiapaglia, manager anconetano di 35 anni che il 12 aprile 2004 la sua auto Bmw precipitò dal viadotto Biselli dell'A24, dopo aver sfondato il guard-rail. Alcuni mesi dopo, in circostanze analoghe, sullo stesso viadotto perse la vita un altro uomo.TERAMO I freni del camion erano «poco o per nulla affidabili» e nonostante questo 13 giorni prima il mezzo aveva superato lo stesso la revisione negli uffici della Motorizzazione di Napoli. E non solo: su quel tratto di A24 mancano vie di fuga e di emergenza la cui presenza avrebbe potuto salvare una vita. Dopo aver chiuso le indagini, la procura teramana chiede il processo per i tre accusati di omicidio colposo per la morte di Giovanni Di Natale, il camionista napoletano di 45 anni che nel maggio del 2012 morì carbonizzato nel Tir cisterna carico di percolato sulla carreggiata in direzione Teramo, davanti alla galleria che si trova poco prima dello svincolo di Colledara. Nell’udienza preliminare del 24 aprile il gup Giovanni de Rensis dovrà decidere se accogliere la richiesta del pm Irene Scordamaglia o disporre il non luogo a procedere. La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Gianni Falconi, annuncia la costituzione di parte civile e chiede un risarcimento danni di due milioni di euro. Gli indagati sono un funzionario della società autostrade dei Parchi, un funzionario della Motorizzazione civile di Napoli e il legale rappresentante della società proprietaria del mezzo. Per tutti la procura ipotizza profili di responsabilità ben precisi. Igino Lai, il funzionario della Società Autostrade dei Parchi incaricato della manutenzione e della predisposizione degli interventi di messa in sicurezza del tratto autostradale in cui avvenne l’incidente, «ometteva di vigilare», si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, «sul tratto autostradale predetto e per l’effetto di far predisporre secondo le regole della prudenza e della perizia, in presenza di caratteristiche di forte pendenza, rampe di arresto idonee a creare vie di fuga, rampe che se presenti avrebbero consentito al Di Natale di trovare riparo in esse». Giovanni Senatore, 55 anni , è il funzionario della Motorizzazione civile di Napoli che effettuò la revisione periodica dell’autocisterna «omettendo», si legge nell’avviso della procura, «di vigilare sull’esecuzione della visita di revisione del rimorchio predetto affinchè fosse effettuata con la dovuta perizia e rilasciando, nonostante che l’impianto frenante dello stesso con riferimento ai tre assi risultasse non in regola, una valutazione di positivo superamento della detta visita di revisione così da consetirne la messa in circolazione pur se non in perfette condizioni di efficienza, contribuiva a cagionare l’incidente poichè in effetti in presenza di un lungo tratto di strada in forte pendenza il sistema frenante non funzionava e non consentiva l’arresto del mezzo». Il terzo indagato è Alessandro Di Matteo, 40 anni, di Termini Imerese, all’epoca dei fatti legale rappresentante della società per cui lavorava l’uomo.