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Data: 17/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Jobs act - Lavoro. Si accelera sui decreti. Una lista per i casi di reintegro. Sacconi: «La regola sarà l’indennizzo»

ROMA Il governo accelera sul Jobs act con l'obiettivo di portare a casa la riforma entro la fine dell'anno per poi vederla partire dal 2015 in contemporanea con l'attuazione della legge di Stabilità. Una strategia esplicitata ieri da Enrico Morando. «Se il 1 gennaio saranno contemporaneamente in vigore il Jobs Act e la legge di stabilità e quindi il contratto a tutele crescenti, gli sgravi per i neoassunti e i tagli Irap - ha spiegato da Orvieto il viceministro dell'Economia - non dico che vedremo posti di lavoro aggiuntivi, essendo determinanti altri fattori economici, ma ci sarà da aspettarsi che una quantità molto grande di contratti temporanei possa essere trasformata in tempo indeterminato. Ed è un risultato difficilmente classificabile come di destra o di centro». Insomma il disegno di Palazzo Chigi è fare in modo che misure di natura espansiva inserite in manovra come la decontribuzione si aggancino ai nuovi contratti immaginati nel Jobs act in modo tale da restringere l'area del precariato che riguarda soprattutto le classi lavoratrici giovanili. Morando ha anche esortato a mantenere «alta l'asticella» delle riforme anche nei prossimi mesi. E a tal proposito, a giudizio dell'esponente dell'esecutivo Renzi, già dal prossimo anno occorrerà «non eliminare la contrattazione nazionale ma mettere l'accento sul contratto di secondo livello facendo in modo che a favore dei lavoratori vadano quote di reddito aggiuntivo determinate da aumenti di produttività» portati dagli stessi lavoratori e «che sono sistematicamente eliminate dalla contrattazione nazionale». Quanto alla questione degli ammortizzatori sociali, Morando ha chiarito che Palazzo Chigi «sta lavorando non per aumentare il finanziamento degli ammortizzatori sociali così come sono, ma per aumentare ulteriormente le risorse, già molto superiori rispetto alla legislazione vigente, che la legge di stabilità reca a finanziare il nuovo sistema di ammortizzatori sociali». Ieri intanto la Commissione Lavoro della Camera ha avviato l' esame di 480 emendamenti al testo della delega al governo per lo Jobs act. «Non è detto che non si accolgano ulteriori cambiamenti, senza però mettere in discussione l'impianto della delega» ha affermato il presidente della commissione Cesare Damiano. I capitoli su cui si interverrà, oltre all'articolo 18, riguardano il controllo a distanza, il sostegno alle cure parentali e una tutela aggiuntiva per le donne che hanno subito violenza.
CORSA CONTRO IL TEMPO
I lavori dovranno concludersi tassativamente giovedì in quanto il giorno successivo il provvedimento è atteso dall'assemblea per il voto finale. Il testo della delega dovrà poi tornare al Senato per l'approvazione. Una volta ottenuto il via libera dal Parlamento sulla delega, il governo sarà chiamato ad un vero tour de force per approvare, entro la fine di dicembre, i decreti attuativi che daranno sostanza e contenuto al Jobs act. Ed è su questo terreno che si giocherà la partita politica. Il nodo più difficile da sciogliere riguarda i licenziamenti disciplinari. Il governo si prepara a compilare una lista di fattispecie che comporteranno il reintegro invece che l’allontanamento dal posto di lavoro. Ma sull’estensione della casistica dentro la maggioranza si scontrano filosofie opposte. L’Ncd chiede che il reintegro sia limitato a pochi casi assimilabili alla discriminazione mentre la minoranza Pd auspica che il licenziamento sia confinato alle violazioni più gravi.

Sacconi: «La regola sarà l’indennizzo»

«Con il Jobs act si darà vita ad un regime che incoraggerà i datori di lavoro ad assumere con i contratti a tempo indeterminato ed è questo il vero obiettivo che ci siamo dati». Il presidente dei senatori dell’Ncd Maurizio Sacconi appare soddisfatto della piega che stanno prendendo le trattative interne alla maggioranza sulla riforma.
Senatore Sacconi, che intesa avete raggiunto con il ministro Poletti sui licenziamenti disciplinari?
L'intesa consiste nella conferma dell'impianto della delega del Jobs act disegnata dal Senato con una limitazione del reintegro ai soli licenziamenti discriminatori. A questi si aggiungerebbero limitate fattispecie che per loro caratteristica sono molto prossime agli stessi licenziamenti discriminatori. Dunque viene confermato il principio che la regole generale consiste, tanto per i licenziamenti economici quanto per quelli disciplinari, nell'indennizzo con una limitatissima eccezione che sarà il decreto delegato a disegnare».
Come giudica questo punto di mediazione?
«Positivamente perchè in questo modo non si amplierà la discrezionale valutazione del magistrato con le conseguenti incertezze per i datori di lavoro. Inoltre resteranno ferme le altre norme di riforma dello Statuto dei lavoratori».
Sull'accordo che avete preso con il ministro la minoranza del Pd è pronta a dare battaglia, non temete che l'impostazione possa cambiare?
«No, il governo garantisce per l'intera maggioranza e fino a prova contraria sarà così. L'accordo terrà perché è nell'interesse del premier Renzi fare una riforma che dia risultati e sia apprezzata a Bruxelles»
Chi si oppone solleva il tema che se passerà il principio che il licenziamento economico porterà sempre all'indennizzo e mai al reintegro, i datori di lavoro utilizzeranno solo quel canale. È un timore fondato?
«Guardi, io penso che come in tutti i Paesi europei dobbiamo avere una legislazione semplice e chiara che deve consentire al datore di lavoro, a certe condizioni e quindi pagando quando non abbia una robusta giusta causa, di risolvere il rapporto di lavoro».
Le nuove norme del Jobs act varranno solo per i neo assunti. Non c'è il rischio di una discriminazione?
«Fu simile la nostra proposta nel 2002. E' ragionevole che ci sia una fase di transizione che cessa con il progressivo esaurimento dei contratti attuali. Analoghe transizioni sono state previste nelle riforme pensionistiche».
La riforma può davvero garantire una crescita dei posti di lavoro?
«Le buone regole aiutano la crescita. Così fu per la riforma della scala mobile o per la legge Biagi. Inoltre da gennaio dovremmo avere anche incentivi come l'abbattimento dei contributi per i nuovi contratti a tempo indeterminato. Inoltre mi lasci dire che auspico che l'intero dibattito sul lavoro si svolga in un clima più sereno».
A cosa si riferisce?
«Invito tutti ad avere rispetto delle opinioni altrui. Il che vuol dire non alimentare, senza volerlo, menti malate minoritarie ma sufficienti a viziare il cammino democratico».

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