PESCARA. Dopo l’inchiesta penale archiviata che ha accertato irregolarità pesanti ma non abbastanza per provare reati e l’accelerazione conseguente del progetto Filovia, gli intoppi non sono terminati anche perché a spingere il Filò c’è una buona parte della politica: il centrodestra, che ora però è in minoranza alla Provincia, al Comune e soprattutto alla Regione.
Ufficialmente il Comune di Pescara a guida Alessandrini, si è mostrato favorevole all’apertura di un tavolo per capire come andare avanti. Macroscopica del resto rimane l’anomalia che lo stesso Comune non avrebbe ancora tutti i documenti dell’opera (la stazione appaltante è la Gtm).
La scusa ora è il nuovo Piano della Mobilità, una sorta di piano regolatore del trasporto pubblico e di quello privata che deve tener conto di problemi e risorse per meglio sviluppare il territorio e soddisfare esigenze. Come redigere allora questo documento se prima non si risolve il bubbone della Filovia?
Il problema per semplificare nasce dal fatto che la procedura amministrativa, oltre che essere carente in diversi punti, è per così dire “originale” per quanto riguarda la mancata sottoposizione della valutazione di impatto ambientale. Sul fronte pratico i problemi aumentano sia perchè il mezzo è molto grande (16 metri) sia perché la parte elettrificata del percorso è limitata, sia perché Filò inizia a non essere così “innovativo” ed infine il secondo ed il terzo lotto rischiano o di saltare o di crare ulteriori problemi chissà per quanti decenni ancora.
Allo stato attuale le associazioni che da sempre hanno illustrato le criticità -prima dei giudici e sempre ignorate dalla politica- oggi avanzano proposte «innovative»: «cambio del rotabile, utilizzo di una sola corsia per il passaggio del nuovo mezzo, destinazione della corsia lato mare come pista ciclabile, utilizzo del percorso oggi ciclopedonale lato monte solo per i pedoni».
Secondo le associazioni l' art. 10 del contratto di fornitura del filobus, stipulato il 21 maggio 2007, prevede la facoltà per la committente (GTM Spa, nella qualità di stazione appaltante) di pretendere, senza alcun sovrapprezzo, la fornitura di rotabili aggiornati alle migliori tecnologie disponibili sul mercato.
La rinuncia della elettrificazione del sistema «non comporterebbe perciò alcun rischio di revoca del finanziamento (L.211/92) come peraltro confermato dal Ministero dei Trasporti, in risposta alle scriventi, con lettera del 20 aprile 2012 n. 2975».
«SOSTITUIAMO IL PHILEAS»
Questo permetterebbe la sostituzione del veicolo prescelto (Phileas) con altro mezzo davvero innovativo e moderno, privo delle impattanti superflue infrastrutture fisse ( pali dell'elettrificazione) e con dimensioni, costi di acquisto, gestione e manutenzione nettamente inferiori, meglio sostenibili dalla fiscalità generale.
I pali già installati, di pertinenza del sistema di elettrificazione, -propongono le associazioni- potrebbero essere convenientemente riutilizzati, con lievi modifiche, per l'ammodernamento dell'antiquato impianto d'illuminazione del tracciato.
«L'utilizzo della sola corsia lato monte della carreggiata della strada parco», spiega Loredana Di Paola, «permetterebbe di impiegare l'altra corsia come pista ciclabile, riservando marciapiede e pista ciclabile lato monte all'esclusivo utilizzo pedonale, in modo da non compromettere in modo definitivo le tre funzioni sociali del tracciato: trasporto pubblico, mobilità ciclabile, svago e ricreazione civile. Peraltro, una durevole fase di sperimentazione del nuovo mezzo consentirebbe di verificare l'effettiva domanda di trasporto riscontrabile sulla strada parco, ferma restando, all'occorrenza, la ricerca di percorsi alternativi più profittevoli, agevolata dalla scelta di veicoli versatili, privi di qualsivoglia vincolo fisso al sistema di trazione».
Con questi aggiustamenti del progetto in corsa secondo le associazioni si «eviterebbe la pericolosa condizione di promiscuità, oggi presente per larghi tratti, di ciclisti e pedoni sul marciapiede lato monte; si eviterebbe il rischio concreto di pericolo per i viaggiatori insito nella posizione delle banchine di fermata adiacenti alla pista ciclabile, non ammesso dalla normativa vigente in materia di sicurezza»
Inoltre –sempre secondo le associazioni- verrebbero ridimensionate le criticità relative all'accesso al mezzo di trasporto, dovute alla presenza, specie sul lato mare, di barriere architettoniche in gran parte insuperabili, come ad esempio i marciapiedi, non idonei al transito dei portatori di disabilità.
«NO ALLA GUIDA VINCOLATA»
La rinuncia al sistema di guida magnetica vincolata, inoltre, sempre secondo le associazioni, farebbe venir meno l'esigenza di applicare le barriere fisiche di protezione su entrambi i lati del tracciato riservato al filobus, (indispensabili per il Phileas, appartenente alla "categoria ferroviaria dei tram su gomma"), che limiterebbero drasticamente l'accesso e l'attraversamento della strada parco da parte dei cittadini come ai tempi del tracciato ferroviario.
La scelta di sostituire il Phileas (in modalità filobus) con un mezzo ibrido eliminerebbe il vincolo, imprescindibile, riguardo le gare d'appalto dei futuri due lotti ipotizzati. Si eviterebbe quindi l'obbligo di elettrificazione e palificazione di zone pregiate del centro cittadino come Corso Vittorio Emanuele e Ponte Risorgimento.
La parola ora passa alle istituzioni ed ai tecnici. Più scontata invece la posizione di Gtm e Balfour Beatty ideatrice del Phileas.