CHIETI Alitalia-AirOne, lo scontro tra colossi si consuma a Chieti nel piccolo tribunale di via Arniense. Ieri mattina, il giudice Alberto Iachini Bellisarii, dopo la costituzione delle parti avvenuta il 24 ottobre, ha concesso i termini per presentare memorie ed ha rinviato la maxi causa al 18 marzo. Da una parte c'è Alitalia-Cai, dall'altra Toto, assistiti da principi del foro romano e abruzzese. Nessuno dei quali si lascia sfuggire una sola sillaba. Ma la storia si ricostruisce facilmente. Nel 2008 nasce la Cai (Compagnia aerea italiana), la newco che acquista Alitalia. L'11 dicembre 2008, AirOne entra a far parte di Alitalia. E il 13 gennaio 2009 decolla l'operazione "Piano Felice" con Air France Klm partner strategico al 25%. Il presidente è Roberto Colaninno. A disegnare il piano è Corrado Passera, allora alla guida di Intesa Sanpaolo. Ma è un volo turbolento e il matrimonio tra l'ex compagnia di bandiera con Etihad (Emirati Arabi) è l'ultimo scalo. Il 15 novembre scorso, da Bruxelles, arriva il via libera all’intesa dell'8 agosto. Etihad acquisirà il 49% della nuova Alitalia, senza debiti e contenziosi che rimarranno nella Alitalia-Cai. Come la causa approdata a Chieti ma partita nel 2012 a Roma quando Alitalia avvia un arbitrato in cui, «in relazione all’acquisizione dell’intero pacchetto azionario di AirOne», chiede 150 milioni di euro di risarcimento, cioè la metà di quanto Cai aveva speso per comprare AirOne. L’accusa di Alitalia a Toto, tutta da dimostrare, è quello di aver nascosto alcuni elementi determinanti. Alitalia parla anche di «induzione con dolo alla stipula del contratto, avendole taciuto circostanze che, se note, avrebbero condotto Alitalia a non stipulare, ovvero a farlo a condizioni diverse l’atto di acquisto di Airone». Ma a sua volta Toto, sempre di fronte al collegio arbitrale, va al contrattacco e chiede 120 milioni «lamentando varie inadempienze contrattuali», su cui i legali Alitalia hanno peraltro «valutato il rischio di soccombenza possibile». Ma gli arbitri non bastano. Alitalia alza il livello dello scontro e approda al tribunale di Roma dove, con un “700” del Codice di procedura civile, chiede «in via d’urgenza» di «ordinare a Toto di mettere a disposizione le somme occorrenti per provvedere al pagamento di quanto concordato con il Fisco». Cioè 38 milioni di euro contestati per il periodo 2002-2008, quando AirOne era concorrente di Alitalia. Ma il giudice respinge sia il ricorso sia il reclamo. E la partita infine si sposta a Chieti, sede legale della Holding abruzzese, dove è iniziato il secondo round tra colossi.