«Dobbiamo favorire e alimentare la capacità relazionale della nostra città, che ha sempre dimostrato un grande dinamismo, una vivacità creativa in tanti campi: dalla letteratura alla ricerca scientifica». Il sindaco Marco Alessandrini è appena rientrato da Bruxelles dove c’era da definire il ruolo che Pescara giocherà nella macroregione Adriatico-ionica. Ha ancora un pezzo d’Europa nel faldone di carte che estrae dalla ventiquattrore. Difficile fare un salto da questa dimensione a quella della provincia, dove si litiga persino sulla chiusura o la riapertura di una strada e le beghe da cortile della politica frenano persino i sogni più piccoli.
È pronta Pescara al grande salto?
«Quello della macroregione è un tema politico. Si tratta di coordinare gli strumenti che già esistono. Ma è anche una sfida per l’odierna classe dirigente».
Già, quella che si guarda in cagnesco, non riesce ad accorpare neanche gli enti camerali e le sedi di Confindustria, e ora dovrebbe dialogare con le Marche e il Molise...
«L'Italia dei guelfi e ghibellini è finita, bisogna andare oltre. Anche Pescara paga le scelte sbagliate del passato, quando ogni città voleva un aeroporto, un teatro, una università. Oggi i Comuni sono luoghi di frontiera. Quello del sindaco è un mestiere bello ma difficile, perché un tempo i Comuni dispensavano benefici e oggi invece sono costretti a chiedere sacrifici. Da cinque mesi mi sembra di vivere in trincea».
Quanto servirà questo passo avanti fatto a Bruxelles?
«L’obiettivo è inserire la città in un circuito più ampio che la renda attrattiva. Pescara ha una sua vivacità, anche culturale, che va sfruttata. Purtroppo dobbiamo fare i conti con una politica urbanistica che ha distrutto i territori».
In città ci sono però delle autentiche praterie, come le aree di risulta, guardate da anni come un El Dorado, ma che continuano a mangiare la polvere.
«Le aree della stazione, l’ex Cofa, l’ex Fea, quelle di Porta nuova: bisogna pensare a un loro raccordo funzionale. Per l’ex Cofa immagino una struttura di tipo turistico-ricreativo in grado di attrarre una grande quantità di persone. Per le aree di risulta è stato separato il progetto dei parcheggi e del verde da quello del polo culturale, accantonando l’idea del teatro tradizionale. L’intervento sarà realizzato dalla fondazione PescarAbruzzo guidata dal professor Mattoscio, che propone una struttura simile al Kennedy center di Washington, con sala concerti, laboratori teatrali, luoghi di attrattività che la facciano vivere 365 giorni l’anno. La vocazione delle aree dell’ex stazione di Porta nuova, che le Ferrovie stanno per lasciare, è quella di servizio al polo universitario, un altro volano di crescita per la città».
Venendo alle beghe di Palazzo. Appena rientrato da Bruxelles lei ha trovato i carabinieri nell’ufficio del consigliere di maggioranza Massimiliano Pignoli, indagato per voto di scambio. Ci saranno gli sviluppi politici?
«Ho sempre detto che le sentenze non si commentano, si rispettano. Figuriamoci le indagini. Quindi aspettiamo gli sviluppi. Aggiungo, ma solo come considerazione di carattere generale, che non mi piace l’incapacità della politica di rigenerarsi, perché questo ha prodotto il ruolo di supplenza esercitato dalla magistratura sulle istituzioni».