Liberati dal pignoramento i conti dell’Atac. La garanzia offerta dal Comune di 77 milioni di euro, per il giudice civile che ieri ha firmato il provvedimento, è sufficiente. Anche i debitori dell’azienda non faranno più parte del pacchetto, liberi quindi da qualsiasi vincolo imposto dalle richieste di Roma Tpl (51 milioni di euro) e successivamente di Eni (21 milioni). Una mossa che non sposta il problema, ma che di fatto, alleggerisce la possibilità di manovra di Atac sui conti bancari congelati dal precedente provvedimento permettendo quindi all’azienda di poter garantire ai propri dipendenti stipendi e tredicesime. I pignoramento rimane, ma viene spostato sui conti del Comune, che evidentemente quei soldi li ha.
Tutto nasce con il lodo arbitrale chiesto dall’azienda (che per Atac svolge i servizi notturni), sul bando di 400 milioni (dal 2005, quando sindaco era Veltroni, al 2009 con Alemanno), per adeguamento delle tariffe e per la proroga del contratto fino a tutto il 2009. L’anno successivo il collegio dà ragione a Tevere Tpl e stabilisce il pagamento di un centinaio milioni. Atac fa ricorso, ma il Comune decide di transare e ne offre 68. Sembra tutto a posto e la cifra viene inserita a bilancio. Ma l’assessore dell’epoca, Antonello Aurigemma, blocca il piano e chiede un parere all’avvocatura. Alemanno perde le elezioni, arriva Marino. La causa piomba sulle spalle del nuovo ad, Danilo Broggi, con una sentenza della Corte d’appello: Atac deve pagare 115 milioni (accessori e rivalutazioni comprese).
INCHIESTE AL VAGLIO
Continuano anche le inchieste e i vari stralci al centro della complessa vicenda. L’ultima innescata con il dossier presentato tre settimane fa dal sindaco Ignazio Marino al procuratore capo Giuseppe Pignatone.
Un documento in cui il sindaco scrive di non capire perché «la precedente amministrazione non si sia opportunamente attivata per contestare il lodo, ma per un motivo che non conosciamo non si sia attivata neppure per scrivere nel bilancio comunale le risorse necessarie per il pagamento». Dichiarazione che ha convinto la Procura ad aprire un fascicolo.
I DOSSIER
Intanto a gennaio Atac avrà un nuovo fornitore per il gasolio. Il bando è stato aggiudicato alla Q8 attraverso una gara pubblica. Salta quindi il vecchio fornitore, che oggi garantisce all’azienda di trasporto pubblico 15 milioni di gasolio da autotrazione al mese, circa 160 milioni l’anno, e che ha minacciato di interrompere gli approvvigionamenti. Lo stesso fornitore finito in un’inchiesta interna commissionata da Atac nel 2011, depositata in Procura, a quattro superperiti che hanno denunciato numerose anomalie proprio nella fornitura del carburante e nella fatturazione. Compresa quella sul lodo «Tevere Tpl» sulla quale c’è una lungo dossier firmato dal superperito Renato Castaldo, presidente del collegio dei sindaci. Una complessa relazione consegnata nel 2012 all’ad dell’epoca Roberto Diacetti, dove, con un pool di tecnici, il perito ricostruisce i dubbi sulla «irreale levitazione» dei 31 milioni dovuti da Atac a Tevere Tpl, saliti a 94 milioni in un batter d’ali e stimati successivamente in 115 con rivalutazioni e oneri accessori. Ora anche quelle carte sono sul tavolo dei magistrati.