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Pescara, 24/11/2024
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Data: 21/11/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Quei due autisti Arpa eroi di tutti i giorni

La poliziotta e la dottoressa che erano sul bus del terrore li hanno abbracciati forte. Un’altra viaggiatrice ha donato loro il sorriso più bello: «Siete due eroi». C’è una bella storia dietro il brutto incidente (leggi l'articolo) causato dai criminali che hanno abbandonato in mezzo all’autostrada Roma-Teramo un Suv rubato e carico di gioielli. Il pullman dei pendolari diretto verso la capitale piomba sulla vettura. I freni si rompono, schegge di vetro e urla, buio e asfalto bagnato. Poteva essere una strage su un tratto pericolosissimo dell’A/24, costellato da curve e viadotti. Ma su quell’autobus ci sono anche due angeli. Hanno i volti plasmati dalla fatica e si chiamano Alvaro Mancini e Marcello Mattei, entrambi dell’Aquila. Lavorano all’Arpa da una vita e per una vita hanno macinato chilometri. Loro, per uno scarto del destino, sono protagonisti dell’atto di coraggio che li ha trasformati in salvatori. Il primo non ha frenato, evitando al pullman a due piani di sbandare e ribaltarsi: ha preferito colpire l’auto. L’altro, con il collega fuori causa per la botta presa e con i freni ormai andati, si è aggrappato al volante e al dispositivo di emergenza per arrestare la corsa del bus. Alla fine si contano sette feriti. Ma è un mezzo miracolo da poter raccontare. L’Arpa conferirà un encomio a entrambi, ad Alvaro e a Marcello, gli eroi di tutti i giorni.

«Così abbiamo evitato la strage sul bus». Ecco il racconto degli autisti Arpa: l’impatto contro il Suv abbandonato dai banditi, i freni rotti e le urla dei passeggeri

MAGLIANO DE’ MARSI Gli angeli dei pendolari Arpa si chiamano Alvaro Mancini e Marcello Mattei. Erano alla guida del pullman che ha centrato l’auto abbandonata dai ladri in mezzo all’autostrada. E sono stati loro a evitare una strage. Non hanno perso lucidità nemmeno per un secondo e con abilità e coraggio sono riusciti a fermare il bus su un tratto pericolosissimo dell’A/24. Mancini ha 60 anni ed è originario di Barete, ha vissuto tanti anni a Capitignano prima di trasferirsi all’Aquila con la moglie e la figlia: fa l’autista da trent’anni. «Percorro quella strada tutti i santi giorni» racconta al Centro «l’altra mattina siamo partiti dall’Aquila alle quattro e mezza con circa 25 viaggiatori. Non appena usciti dalla galleria ho alzato i fari, era ancora buio. Una velocità di circa centro all’ora. Ho visto l’auto capottata al centro della carreggiata. Aveva gli sportelli aperti. Ho gridato: c’è un’auto, c’è un’auto. E così i passeggeri hanno urlato a loro volta: frena, frena. Ma la prima cosa che ho evitato è stata proprio quella di frenare a secco. Era un autobus a due piani e poteva facilmente ribaltarsi. Allo stesso tempo ho cercato di non prendere la macchina in pieno. Sono sicuro che quella vettura non ci aveva superato, non l’avevo vista. Chissà da quanto era lì. La mia preoccupazione era che ci fosse qualcuno all’interno. Dopo lo schianto, sul bus è andata via la luce. L’impatto ha fatto sollevare la pedana e i pedali non rispondevano più ai comandi. I freni erano rotti. Sentivo i vetri dentro agli occhi e ho urlato il nome di Marcello, il mio collega. Lui mi è saltato addosso ed è riuscito a tirare il manichino, il freno che blocca il bus». A questo punto Marcello Mattei prosegue il racconto. «Il mio collega Mancini aveva gli occhi pieni di schegge di vetro» va avanti Mattei, residente a Roio, che ha nell’Arpa un’esperienza di venti anni, «l’ho spostato dal sedile e ho preso il controllo, riuscendo a frenare e portando il bus sulla corsia di emergenza. Sono stati pochi attimi, ma sono sembrati un’eternità». «Conosciamo le persone che viaggiano con noi» continua Mattei «il primo pensiero è stato assicurarci che stavano tutti bene. Abbiamo chiamato la polizia e l’ambulanza. Alcuni passeggeri, tra cui una dottoressa e un poliziotta, ci hanno abbracciato e ci hanno detto che eravamo stati bravi. Non ti preoccupare, sei un eroe: mi ha detto una signora che mi ha visto impaurito. Appena sceso dal pullman ho visto un poliziotto della Stradale e ho gridato. Ero terrorizzato dal pensiero di aver colpito delle persone nell’auto ribaltata. L’agente mi ha subito tranquillizzato dicendomi che nel veicolo non c’era nessuno e che era stato abbandonato, probabilmente da una banda di ladri in fuga». Durante l’impatto sono rimaste ferite sette persone, compresi i due autisti. Sei sono state dimesse in serata. Il più grave è un militare dell’Esercito, di Atessa. Un pezzo del Suv lasciato sulla strada, nell’impatto, ha sfondato il vetro del pullman e gli ha ferito gravemente un braccio. Gli altri pendolari sono arrivati a Roma con una ventina di minuti di ritardo. «Facciamo i complimenti ai colleghi» il commento di Guido Pignanacci, segretario provinciale Ugl «per la professionalità con cui hanno gestito l'evento. Per loro chiederemo un riconoscimento da parte dell’azienda». L’Arpa ha anticipato che verrà conferito un encomio.

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