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Data: 21/11/2014
Testata giornalistica: La Repubblica
Renzi in Emilia Romagna tra comizi e contestazioni: "Emorragia posti si è fermata, ma il lavoro resta priorità"

La giornata del premier in campagna elettorale per Stefano Bonaccini tra le visite alle aziende di Parma, i colloqui con gli amministratori e l'incontro serale al Paladozza di Bologna. Nel pomeriggio una carica della polizia contro un gruppo di manifestanti che premevano sul cordone di protezione. Doppio sit-in di protesta anche nel capoluogo regionale

ROMA - E' trascorsa tra incontri con imprenditori e sindaci e contestazioni la giornata di campagna elettorale di Matteo Renzi in Emilia Romagna. La regione domenica va alle urne per rinnovare il consiglio regionale ed eleggere il nuovo presidente della Regione ed arriva al voto dopo una lunga vigilia segnata da inchieste e colpi di scena nel per corso delle primarie del centrosinistra. Con la pressione sul territorio di una Lega in crescita, il premier è sceso in campo personalmente per sostenere la candidatura di Stefano Bonaccini, ma anche per parlare con gli imprenditori e con gli amministratori di manovra, patto di stabilità, tagli e finanziamenti agli enti locali. Sia a Parma nel pomeriggio che a Bologna in serata il segretario del Pd-premier ha trovato ad accoglierlo anche contestazioni.

A Parma, dove c'era un presidio formato da giovani antagonisti e operai Fiom, un gruppo di manifestanti che cercava di avanzare sotto i portici di viale Mazzini è stato caricato dalla polizia. Il premier ha avuto anche un colloquio con il sindaco Federico Pizzarotti che ha chiesto il sostegno del governo per interventi a tutela del territorio contro il maltempo. Renzi ha visitato gli stabilimenti industriali della Pizzarotti costruzioni, della Dallara e della Barilla: "Dobbiamo smettere di pensare che ci sono le lamentazioni greche - ha detto agli imprenditori - : dobbiamo guardare le nostre aziende e dire ce la possiamo fare". Nella sede della Barilla, il premier ha parlato di "impegno" a "portare l'agroalimentare italiano dappertutto: dai macchinari alla qualità del nostro cibo". Ed ha aggiunto: "Se ci pensate alcune occasioni le abbiamo perse, e credo che le abbiamo perse per sempre. Se tu vai in America non credono che la pizza sia stata inventata a Napoli. E chi la commercializza sono grandi catene. Come l'idea del bar all'italiana oggi è diffusa in tutto il mondo da una catena che non è italiana".

Con i sindaci, Renzi ha parlato di lavoro e occupazione: "Abbiamo perso 937mila posti di lavoro in sei anni: in questi ultimi mesi si è interrotta l'emorragia, anzi la curva è tornata a crescere, ma è ancora tutt'altro che sufficiente. Il lavoro resta la priorità".

A Bologna, due sit-in davanti al PalaDozza, teatro del comizio serale, hanno atteso l'arrivo del presidente del consiglio: precari della giustizia iscritti alla Cgil, ma anche studenti, esponenti di sindacati e comitati di base e collettivi hanno gridato slogan contro il governo e rovesciato sacchi di terra in strada gridando "Il vostro fango vi seppellirà". Il fronte della protesta si è diviso quando gli antagonisti hanno iniziato a lanciare uova, palloncini pieni di vernice rossa e fumogeni contro le forze dell'ordine in tenuta antisommossa che blindavano piazza Azzarita. Un gruppetto di antagonisti ha imbrattato e danneggiato la vetrina di una sede del Pd.

Renzi ha salutato la folla che gremiva il palazzetto, ringraziando per la sensazione provata, "che è quella di tornare a casa, tra amici". Ha poi invitato ad andare a votare: "Tanto, comunque vada la campagna elettorale - ha ironizzato il premier - se vinciamo qualcuno dirà sempre 'e però, c'è un po' di astensione...'. Noi intanto cerchiamo di vincere domenica". Un grande applauso ha accolto l'arrivo dell'ex governatore Vasco Errani, dimessosi dopo una condanna in appello, e il suo abbraccio con il premier: "Vasco non pensi di essere in pensione - ha detto - , abbiamo bisogno di lui a Roma e lo andremo a prendere e lo porteremo a Roma".

Riferendosi alla sezione danneggiata, Renzi ha detto: "Fuori da qui possono dire quello che vogliono, possono tirare le uova faremo le crepes, tirarci i lacrimogeni ma noi non non ci fermiamo. Non è in gioco il destino di uno, ma di un paese. Non ci fate paura". Nel suo discorso, Renzi ha poi riepilogato le riforme avviate del governo, difendendo lo Jobs Act e tornando ad accusare i sindacati, come già aveva fatto in mattinata: "Non hanno fatto sciopero contro la Fornero e lo fanno contro di noi! Perché? Per un motivo politico!". Noi vogliamo bene ai sindacati che difendono i lavoratori, ha aggiunto, non a quelli che difendono i posti di sindacati con miriadi di sigle: "Difendiamo il lavoro, non i professionisti della burocrazia".

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