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Data: 22/11/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Landini contro Renzi «Non piace agli onesti». Bufera sul segretario della Fiom che prima attacca il premier e poi rettifica

ROMA Matteo Renzi? «Non ha il consenso delle persone oneste». È questa frase, poi rettificata, di Maurizio Landini a dare il via all’ennesima giornata di scontro tra il premier e i sindacati. Nel giorno in cui il jobs act muove alla Camera i primi passi, il clima tra sindacati e premier è infuocato. Il segretario della Fiom è a Napoli per partecipare a un corteo contro legge di stabilità e riforma del lavoro. Giovedì Renzi ha nuovamente accusato il sindacato che con Cgil, Fiom e Uil ha indetto lo sciopero generale per il 12 dicembre contro le riforme del governo. «Io creo posti di lavoro, loro s’inventano scioperi politici», ha detto in buona sostanza Renzi chiudendo la campagna elettorale in Emilia Romagna. È in questo contesto che Landini parla con Sky. «Il premier non ha il consenso di chi lavora, dei giovani che stanno cercando il lavoro, delle persone oneste di questo paese, lui non ce l’ha e allora deve decidere da che parte stare», attacca il leader dei metalmeccanici della Cgil. «Se Renzi vuole cambiare davvero questo paese lo deve fare con noi e non contro di noi», aggiunge Landini. Parole forti che subito infiammano la rete e il Pd che fa quadrato in difesa di Renzi che nel frattempo va a Confindustria e rivendica l’abolizione dell’articolo 18. «Dire che il governo non ha il consenso delle persone oneste offende milioni di lavoratori che nel Pd credono, spiace che a farlo sia un sindacalista», scrive su Twitter il presidente del Pd, Matteo Orfini. «Landini deve chiedere scusa a dodici milioni di italiani», rincara Ernesto Carbone della segreteria del Pd. E nella polemica interviene anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. «Io personalmente mi ritengo molto onesto, anzi non onesto, di più», dice Squinzi. Immediata la replica di Landini e del neo segretario delle Uil, Carmelo Barbagallo. «Perché Confindustria non caccia le aziende che pagano le mazzette, che corrompono, i Riva, chi evade il fisco?» chiede Landini. Capisco che il presidente di Confindustria ringrazi il governo visto che «l’accoglimento di un pacchetto così completo delle proposte di Confindustria non ha precedenti», rincara la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. Nel frattempo la polemica esplode anche nel web. Nel pieno dello scontro Matteo Renzi conia l’hashtag, #bastainsulti#, scrive per annunciare la firma dell’accordo tra la regione Friuli Venezia Giulia e Arvedi per le Ferriere di Trieste. Molti elettori del Pd invece lanciano un altro hashtag, #iosonoonesto#. Tanti chiedono a Landini di ritirare le parole contro Renzi. Ma c’è anche chi difende il segretario della Fiom. «Mi permetto di integrare Landini, Renzi non ha il consenso delle persone oneste e di quelle onestamente informate, poche». La battaglia delle hashtag va avanti per tutta la giornata. Poi è Landini a provare a spiegare il senso delle sue accuse. «Mai pensato, come mi viene attribuito da alcuni mezzi di informazione, che Renzi non abbia il consenso degli onesti, ho detto e ribadisco che il premier non ha il consenso delle maggioranza delle persone che lavorano o che il lavoro lo cercando e che sono la parte onesta del Paese che paga le tasse», spiega. Nel frattempo il jobs act comincia il suo iter parlamentare e il Pd non presenta neanche un emendamento per evitare che il governo ponga la fiducia. Renzi è ottimista. «L’ultimo voto in Parlamento sarà il 9 dicembre e a gennaio adotteremo i decreti attuativi, l’articolo 18 nel nostro Paese rappresenta un ostacolo, ora con il jobs act e sconti fiscali sul lavoro non ci sarà più questo freno e questo dovrebbe liberare gli investimenti», assicura il premier parlando in Confidustria a una platea di imprenditori europei. Giuliano Poletti è alla Camera e si prende la rivincita sul primo voto a palazzo Madama sulla riforma del mercato del lavoro. Al Senato in clima da scontro fisico il ministro del Lavoro era stato costretto a consegnare il suo discorso senza leggere il passaggio sull’articolo 18. Ieri davanti ai pochi deputati in aula legge che «per le nuove assunzioni il governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall’articolo 18, eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità». L’articolo 18 rimarrà per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, spiega. La riforma del lavoro è solo fumo, attacca il leghista Matteo Salvini convinto che l’unica riforma sia quella di abbassare le tasse a un imprenditore «che paga il 72,5%, si può arrivare al 15% con la flat tax, il resto sono balle». Ma il jobs act non piace neanche a Fi che non lo voterà. «È stato ridotto dalla sinistra e dall’intervento del sindacato a una cosuccia da nulla che non dà nessuna spinta a nessun imprenditore per aumentare il proprio personale», dice Silvio Berlusconi

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