ROMA Sulla base dei primi dati, e dunque senza certezza al momento in cui scriviamo, Stefano Bonaccini candidato del Pd dovrebbe essere il nuovo presidente della Regione Emilia Romagna. Anche in Calabria risulta in testa il centro-sinistra con il suo candidato Mario Oliverio. L’altro dato politico importante, in Emilia, è il deciso sorpasso nel centro-destra della Lega Nord che - sempre però in base ai primi dati - sembra destinata a doppiare i voti di Forza Italia. I grillini viaggiano intorno a quota 13% (rispetto al 19 delle europee e al 24% delle politiche. Ultimo dato indicativo: nel centro-sinistra lo scontro fra Renzi e il sindacato non sembra aver avvantaggiato le liste a sinistra del Pd che incassano le solite percentuali fra il 2 e il 3%.
Ma il dato più significativo - e questo è definitivo - è il crollo dell’affluenza: ieri in Emilia ha votato solo il 37,7% degli elettori. Addirittura meno che in Calabria dove i votanti sono stati il 44,1%. Il dato è enorme se si pensa che alle politiche del 2013 gli emiliani avevano votato in massa superando quota 82%. Questo vuol dire che Bonaccini, se il trend dei voti lo confermerà vincitore, si insedierà sì alla presidenza della Regione ma con un consenso popolare inusitatamente basso: con il trend emerso nel corso della nottata dovrebbe essere stato votato da circa 550 mila emiliani contro gli 850 mila che votarono il suo predecessore nel 2010.
Ovviamente tutte le interpretazioni sono legittime ma - dopo gli scandali a ripetizione che hanno colpito centinaia di consiglieri regionali finiti sotto inchiesta per l’uso personale di fondi pubblici e colpiti da polemiche durissime per gli incredibili privilegi che si erano concessi per le loro pensioni - appare con chiarezza che gli italiani non sopportano più le Regioni in quanto istituzioni.
E’ possibile comunque che questa volta l’astensione - oltre al risultato delle liste - diventi il nuovo tema dello scontro politico. Ma il governo, mostrandosi certo della vittoria in entrambe le Regioni dei candidati del centro-sinistra, ha sottolineato anche ieri questo test elettorale non riguarda il governo..
«Queste elezioni non sono un test per il governo, non è un referendum», ha sottolineato ieri il ministro Maria Elena Boschi che è sembrata sicura di poter contare su una vittoria delle coalizioni di centro-sinistra in entrambe le Regioni. «Ovviamente, credo che finirà con una vittoria del Pd sia in Emilianche in Calabria», ha affermato il ministro quando i dati sull'affluenza non erano ancora noti. Una difesa che forse puntava a prevenire le bordate che, infatti, sono arrivate nel corso della giornata. L'attacco più forte è partito dalla minoranza Pd. «I primi dati dell'affluenza alle Regionali sono disarmanti. Da domani forse sarà più chiaro che la governabilità come unica stella, senza rappresentanza, è non solo un problema ma un vero e proprio pericolo», ha scritto Pippo Civati dal suo blog..
GLI ATTACCHI
I risultati delle elezioni rischiano di incidere, invece, sulla tenuta del patto del Nazareno e sull'accordo per la nuova legge elettorale. Negli ultimi giorni Fi ha alzato i toni e Silvio Berlusconi in tutti gli appuntamenti elettorali ha ribadito che queste elezioni avranno un valore politico. Ma sono proprio gli equilibri nel centrodestra a poter risultare rivoluzionati dal voto delle regionali. Berlusconi, Matteo Salvini ed Angelino Alfano sanno che le urne sanciranno anche il loro nuovo «peso politico».
Avversari sia a Bologna che a Catanzaro, Fi ed Ncd si sono attaccando duramente. La Lega, intanto, sembra destinare a festeggiare il sorpasso su Forza Italia.