ROMA Per il jobs act, che mercoledì prossimo dovrà ottenere il via libera dell’aula di Montecitorio, comincia la settimana più difficile. La riforma del lavoro, che ha portato Cgil e Uil allo sciopero generale, piace sempre meno alla minoranza del Pd, che mette a dura prova la tenuta del partito e non vuol sentir parlare di voto di fiducia. Il partito di Renzi rischia di dividersi? Maria Elena Boschi lo esclude categoricamente. «Non c’è alcun rischio di scissione, a mio avviso, e non ci sarebbe né nel caso di fiducia né nel caso in cui la fiducia non venisse posta, come è probabile, perché non è scontato che ci sia la richiesta di fiducia» precisa il ministro per le Riforme. Se sarà necessario, insomma, il governo è nelle condizioni di porla. Ma, appunto, può essere evitata, come ha spiegato due giorni fa anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «La fiducia, ad oggi, non è prevista. Naturalmente, vedremo lo sviluppo dei lavori parlamentari...». Nell’attesa di capire se il governo deciderà di blindare il provvedimento e se le opposizioni decideranno l’ostruzionismo duro, ad andare in scena è il nuovo scontro a distanza tra Maurizio Landini e il Pd di Renzi e il governo. Con una intervista al “Fatto Quotidiano”, il leader della Fiom promette che le proteste contro il jobs act «non si fermeranno» e poi passa ad affrontare la questione morale. E lo fa chiamando in causa il governo, che non interverrebbe contro i disonesti. «L’onestà è un problema vero. L’Italia ha 60 miliardi di euro di corruzione, 180 di evasione, il falso in bilancio che non è reato, nessuna legge sul rientro dei capitali. Perché su questo il governo non fa decreti? Perché non ha la stessa forza che ha messo sull’articolo 18?». La risposta arriva da Maria Elena Boschi, che liquida la questione con un’alzata di spalle. «Credo che questo governo, che ha istituito un’Autorità anticorruzione, non accetti lezioni di moralità da nessuno» taglia corto il ministro, che punta l’artiglieria contro il leader Fiom: «Credo che Landini stia spostando lo scontro sul piano ideologico perché nel merito del jobs act ha poco da dire». Ma ce n’è anche per la minoranza del Pd, che non vuole il voto di fiducia. E il ministro Boschi questa volta usa il fioretto: «Fiducia? Mi auguro che i voti del Pd siano compatti ma non è che ci fermiamo se in un gruppo di oltre 300 deputati, Fassina o altri, con tutto il rispetto, la pensano diversamente». Sul provvedimento continua, comunque, la polemica. La più arrabbiata con Renzi è certamente Susanna Camusso: «Il premier si contraddice quando arriva a sostenere che la libertà di licenziare crea occupazione e sbaglia quando propone di scambiare un diritto con una manciata di soldi».