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Pescara, 24/11/2024
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Data: 24/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Salvini doppia Forza Italia e lancia l’opa sul centrodestra. Il leader ostenta sicurezza: guardo il derby. Ma a urne aperte fa campagna: il candidato governatore Fabbri a 10 punti da Bonaccini

BOLOGNA Per una notte il centro di gravità dell’universo leghista è un piccolo locale di una piccola frazione di un piccolo paese del ferrarese. Al bar ”Dal Mister” di Scortichino la star è Alan Fabbri, il candidato col codino che aspetta i risultati fra birre, piadine, e amici con la bandiera padana. E’ l’aspirante presidente dell’Emilia Romagna per conto del centrodestra. A spoglio appena iniziato, dice di credere ancora in una miracolosa vittoria. Ma è uno schermo per nascondere la vera speranza: che il suo partito, la Lega Nord, prenda più voti di Forza Italia.
OTTIMISMO

Le prime sezioni gli regalano ottimismo. Sta intorno al 35 per cento dei voti: non sufficienti per guerreggiare con Bonaccini (del Pd), ma abbastanza per parlare di «risultato insperato». Soprattutto, i dati dicono che la Lega supera quota 20 per cento e manda a sbattere Forza Italia, che sta sotto il 10. Certo, lo scrutinio è appena all’inizio, difficile dire se anche alla fine il risultato sarà questo. Ma il sorpasso adesso è davvero possibile, Fabbri potrà rivendicare la guida dell’opposizione in Emilia. E Matteo Salvini potrà prendere la strada di Arcore e battere il pugno col Cavaliere.
Il segretario federale ufficialmente è occupato a San Siro per il derby fra Inter e Milan, ma in realtà rimane attaccato come una sanguisuga al telefonino dopo aver passato la giornata a fare propaganda via twitter malgrado il silenzio elettorale. Del resto, fra tutte le ambizioni concentrate in questo voto regionale, quella di Salvini è la più spregiudicata: partire da qui per imporre la propria leadership alla coalizione.
I primi numeri della notte dicono che non solo è possibile, ma che i rapporti di forza si stanno ivertendo, con la Lega che ha il doppio dei consensi dei berluscones: mai visto prima, nemmeno in Lombardia o Veneto. E adesso chi comanda nel centrodestra?
I DUBBI

Sull’altro fronte, il Partito democratico ha molte ragioni per dire in pubblico che queste elezioni «contano poco, se non a livello locale». Però nei segreti delle proprie stanze sa che le cose non stanno così. I volti perplessi dei democrat che arrivano nella sede della Regione a spoglio iniziato sono lo specchio del timore che li tormenta: se nell’Emilia rossa del «buon governo e della partecipazione» il candidato della ditta fatica ad arrivare al 50 per cento, e se il 60 per cento degli elettori rimane a casa vuol dire che, anche a livello nazionale, il partito non può dare più nulla per scontato. Tantomeno la propria supremazia.
Anche Forza Italia non può più dare nulla per scontato. Alle politiche del 2013 in Emilia Romagna il partito di Berlusconi aveva il 16 per cento, il Carroccio meno del 3. Il fatto che in un anno e mezzo Salvini sia riuscito a colmare lo svantaggio e a ribaltare la situazione non può essere liquidato come un evento locale. Signifcia che gli equilibri nel centrodestra possono saltare, specie se i leghisti chiederanno agli alleati di assecondare la loro linea dura contro Renzi e di mandare all’aria il patto del Nazareno.
IL BILANCIO

Per tutte queste ragioni al bar ”Dal Mister” di Scortichino l’aria è particolarmente elettrica. Il Partito Democratico con una astensione così alta non può certo rivendicare una vittoria netta da sbandierare anche a Roma; e la rinascita leghista restituisce ai militanti di Salvini la sensazione che i giochi della politica potrebbero riaprirsi. Lui, il segretario federale, per oggi ha già l’agenda piena: comparsate in ogni tv fin dal mattino presto, conferenza stampa in via Bellerio, interviste. Dichiarazioni di guerra.

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