PESCARA Finanziamenti europei per 141milioni congelati a Bruxelles da due anni. In Abruzzo non se ne è accorto quasi nessuno, perché i soldi del Fondo sociale europeo destinato a favorire l'occupazione e l'inclusione sono comunque arrivati sempre a destinazione. Li anticipavano la Regione e le Province, a loro rischio e pericolo, perché nel frattempo l'Europa continuava a bocciare il Po Fes 2013/2017, rispedendo al mittente tutte le risposte alle osservazioni di Bruxelles.
IL PASTICCIO
I dirigenti della Regione spiegavano che tutto era stato risolto in ordine alle criticità sulla procedura di affidamento dei fondi alle Province, la separazione fra le funzioni di controllo e di gestione, il Sistema informativo Unico regionale. I burocrati della Comunità europea rispondevano picche. Fin quando anche la nuova giunta D'Alfonso, dopo aver posato i bicchieri di spumante alzati per festeggiare la vittoria del 25 maggio, non si accorge di essersi imbattuta in un bel pasticcio. Sotto traccia inizia un lungo lavoro di mediazione coordinato dall'assessore al Bilancio Silvio Paolucci. Nel pieno dell'estate viene interessato del caso anche l'allora sottosegretario all'Economia, Giovanni Legnini, e persino la Ragioneria generale dello Stato, che nel ricostruire la vicenda fa anche una importante rivelazione: le ultime osservazioni richieste dalla Commissione europea vengono trasmesse dalla Regione alla fine di maggio. Siamo dunque al passaggio della staffetta fra Chiodi e D'Alfonso, mentre il primo Audit di sistema dell'Europa sul Po Fes della Regione Abruzzo risale addirittura al 13 marzo 2012.
Si tenta allora la mediazione del Ministero del Lavoro. Tutti a Roma per un confronto durissimo che l'11 novembre scorso porta ad un accordo: convincere la Ce a sbloccare almeno 103milioni del fondo congelato. Gli altri 37, quelli legati ai progetti multiasse di attuazione provinciale contestati da Bruxelles, vengono decertificati e conferiti al Piano di Azione e Coesione (Pac). Su quest'ultima somma ci sarà probabilmente da pagare una decurtazione di circa il 10% imposta dall'Europa.
L’EX GOVERNATORE
L’ex governatore Gianni Chiodi respinge l'accusa di avere lasciato una pesante eredità sulle spalle del nuovo governo regionale. E contesta anche i tempi che hanno segnato l'intera vicenda: «Non è vero che ci siamo trascinati questa storia per due anni. Il problema è esploso quattro mesi prima delle elezioni, poi si è votato e non si poteva fare più niente. D'Alfonso e Paolucci hanno però avuto sei mesi a disposizione per intervenire, ma non sono mai andati a Bruxelles. Hanno preferito usare l’intermediazione del Ministero del Lavoro».
Insomma, l'accusa è di non avere preso subito il toro per le corna: «Si continua a fare rappresentanza e ad andare in giro per gli ospedali -incalza l'ex governatore- Io, invece, quando sorgevano problemi con i finanziamenti europei mi piazzavo a Bruxelles anche per tre giorni di fila. Ho persino un'accusa di concussione per questo. E poi la questione riguarda 1,8-2 milioni di euro da quello che mi comunicò all'epoca l'assessore Paolo Gatti. E' questa la somma a rischio. Di patate bollenti ne ho ereditate tante anch'io -si sfoga Chiodi-, anche legate alla liquidità di cassa. Ma li ho sempre risolti. Ci vuole competenza per certe cose....».
L’ASSESSORE
Replica Paolucci: «Quello che Chiodi non spiega è perché, per due anni, la Regione ha fatto anticipazioni di cassa sul Fse senza rendicontare un solo euro e senza mai ottenere i rimborsi dell'Europa. In più, proprio in prossimità del voto, ha anche destinato 37milioni alla riduzione delle tasse, creando ulteriori problemi di liquidità. Dice che noi siamo rimasti fermi? Ma in tre mesi -incalza l'assessore al Bilancio- proprio attraverso la contrattazione aperta al Ministero, siamo stati noi a sbloccare 103 dei 141milioni che erano bloccati dalla Ce. All'appello mancano ancora i 37milioni relativi ai progetto di attuazione provinciale, sui quali si sta trattando una decurtazione dei fondi che oscilla tra 1,8 e 4 milioni di euro. E' questa la somma a cui fa riferimento Chiodi».
Adesso però il tempo stringe, perché se la partita non si chiuderà entro il 2015 c'è il rischio che i soldi tornino indietro. Ma quali soldi, visto che l'Europa quel bonifico non lo ha mai fatto? Un bel rompicapo.