ABRUZZO. Magari in pochi sanno che tra le varie indennità dei consiglieri regionali c’è pure quella del Tfr.
Il consigliere regionale che per qualsiasi motivo cessi dalla carica ha diritto a un'indennità di fine mandato. Ma se questa sorta di Tfr (trattamento di fine rapporto), fino a 10 giorni fa, poteva essere richiesto solo a ‘rapporto di lavoro’ concluso, adesso invece può essere richiesto «in qualsiasi tempo». Ovvero in qualsiasi momento, salvo maturazione (dopo 12 mesi).
E’ questa la novità che è stata introdotta qualche giorno fa dal Consiglio regionale (modifica alla legge 40/2010), che ha operato con discrezione e in sordina. Nessuna forza politica ha ritenuto opportuno approfondire e divulgare questa notizia e spiegarne le implicazioni e le reali ragioni che messe così appaiono almeno “impopolari”.
La cosa forse proprio per questo sta montando sui social network e la vicenda è finita anche sulla stampa nazionale ma sia centrosinistra che centrodestra invitano a non fare la «solita demagogia» perché sarebbe «tutto normale» e questa trovata introdotta equiparerebbe i dipendenti regionali a tutti gli altri lavoratori dipendenti. In parte è così, ma solo in parte, e con una serie di distinguo.
La maggioranza di centrosinistra, tra l’altro, con questa votazione ha pure smentito se stessa e una delle promesse della prima ora del neo presidente Luciano D’Alfonso che aveva assicurato che non sarebbero mai arrivate in aula delibere ‘fuori sacco’, quell’odiosa abitudine di portare all’improvviso un documento in aula senza che non fosse stato inserito nell’ordine del giorno.
Il giorno della votazione D’Alfonso non c’era. «Assente giustificato» per motivi istituzionali fuori Abruzzo. Che gliel’abbiano fatta sotto al naso pare poco credibile.
Sta di fatto che i commenti più buoni parlano dell’ennesimo privilegio che la Casta si autoconcede in un momento peraltro tra i più duri degli ultimi decenni per la gente comune.
Così l’11 novembre scorso il Consiglio regionale non si è fatto prendere alla sprovvista e si è mostrato compatto per il via libera del nuovo articolo di legge (il numero 2) ad eccezione del Movimento 5 Stelle che, dopo aver dichiarato l'astensione, ha votato contro, come l'assessore Donato Di Matteo. Ora chi di loro vorrà potrà fare richiesta ed aggiungere ai circa 13 mila euro di emolumenti anche questo “anticipo” mensile. L’importo per ciascuno varia a seconda di molti fattori ma si tratta comunque di cifre di sicuro superiori ad uno stipendio di un precario o di una pensione minima.
«Riteniamo che quanto di nostra spettanza vada recepito alla fine del mandato e non mese per mese», hanno detto i consiglieri pentastellati, bollando il provvedimento una mera «agevolazione», un «privilegio».
A spiegare, invece, l’utilità di questa modifica è stato il consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, presidente della Commissione Vigilanza che ha tenuto però a precisare che l’emendamento «è del centrosinistra e noi l’abbiamo condiviso».
Febbo ha chiesto di «non fare demagogia spicciola» o «qualunquismo» e sottolineato che questa indennità di fine mandato la prenderanno solo i consiglieri regionali che ne hanno realmente diritto. Dunque nessun regalo a nessuno. Solo una anticipazione.
«Chi ha fatto parte della vecchia legislatura è decaduto a giugno», ha spiegato Febbo, «e ha potuto prendere l’indennità. Chi è stato rieletto, invece, con la legge che c’era prima, non ha potuto prendere questi soldi. Non mi sembra che ci sia nulla di male se uno che viene eletto chieda questo ‘Tfr’ anticipato… anche perché magari ci sono consiglieri che hanno dovuto sostenere anche delle spese elettorali».
Dunque per l’esponente di Forza Italia nessuno scandalo: «tutti i dipendenti, pubblici e privati, possono chiedere l’anticipazione non riusciamo a capire perché noi no. E’ una scelta che fa il consigliere che non grava su cittadini».
La modifica ristabilisce uguaglianza tra i dipendenti ‘comuni’ e i consiglieri regionali?
Non proprio. Perché gli eletti per avere quanto dovuto devono semplicemente farne richiesta, i lavoratori dipendenti comuni, invece, in caso di necessità devono presentare anche una motivazione che sia adeguata.
Non tutti, infatti, possono ricevere l’anticipazione come un consigliere regionale abruzzese. La buonuscita viene accordata solo in caso di rapporto di lavoro subordinato continuativo (dipendente pubblico o privato) da almeno otto anni mentre (per i consiglieri basta 1 solo anno) e se i soldi servono per spese mediche per terapie, interventi o acquisto o costruzione della prima casa per se o per i figli, ristrutturazione straordinaria della casa di proprietà.
Motivazioni decisamente ‘serie’. Ma magari lo è altrettanto l’esigenza, pure lecita, di dover rifarsi dell’acquisto di manifesti elettorali e santini.
MARCOZZI (M5S):«ABBIAMO GIA’ PROPOSTO L’ABOLIZIONE DEL TFR»
«L’emendamento fuorisacco è del consigliere Paolini (IDV) e noi su quello abbiamo votato contro. Sull’intera legge, invece», ha spiegato Sara Marcozzi, «il M5S aveva tre scelte: votare a favore (e dunque anche in favore del TFR), votare contro (dunque contro il credito agrario e contro gli aiuti alle famiglie!) o astenersi! Noi abbiamo ritenuto di astenerci! Voi cosa avreste fatto? Ricordo inoltre che in una proposta di legge in discussione tra poco abbiamo proposto l’abolizione del Tfr per i consiglieri regionali. In ogni caso, nessun consigliere del M5S percepirà anticipatamente il TFR»
D’ALFONSO: «NON PROMULGHERO’ LA NORMA INTRUSA»
E a sorpresa dopo giorni dal voto il presidente della Regione annuncia che la norma non sarà promulgata e dunque non potrà entrare in vigore.
«Non promulgherò la norma intrusa adottata senza che venissi informato», dice D’Alfonso che dunque conferma la “sveltina a sua insaputa”.
Si vedrà ora come la prenderanno i consiglieri regionali che di fatto sarebbero messi fuori gioco in extremis da questa mossa del governatore.