Gentile direttore, il suo editoriale di domenica ha rafforzato in me la convinzione (e l’indignazione) che l’Abruzzo, nonostante le promesse e i protocolli d’intesa, come quello siglato pochi giorni fa, è una delle regioni meno considerate, anzi più maltrattate dalle Ferrovie dello Stato, sia sulla linea adriatica che sulla Pescara-Roma. Sembra la scena di un cartone animato quella della motrice che, dopo vari tentativi, è costretta a fermarsi perchè bloccata, non da un masso o dal tronco di un albero sui binari, ma dalle foglie bagnate che fanno slittare le ruote. A che serve velocizzare, come promesso, alcuni tratti se poi il materiale rotabile è obsoleto? Per quanto riguarda la linea adriatica, è stata sicuramente infelice la frase pronunciata dall’amministratore delegato di Fs, Michele Mario Elia, a chi gli chiedeva perché l’Abruzzo è rimasto tagliato fuori dall’A Alta velocità: “Non si può far correre una Ferrari su un tratturo”. Lo stesso concetto che aveva espresso il suo predecessore Moretti: “E’ carente in Abruzzo il bacino di utenza”. A parte il fatto che Pescara è collegata con Milano con due voli quotidiani, il bacino di utenza va considerato complessivamente sull’intera tratta Bari-Milano che ha sempre un gran numero di passeggeri. Si è preferito tagliare trasversalmente la Penisola deviando l’Alta velocità dal capoluogo pugliese verso Napoli, privilegiando la linea tirrenica. Povero Abruzzo senza sponsor politici come ai tempi di Gaspari e Natali. Francesco Di Miero