MILANO Si allungano i tempi della ristrutturazione del debito di Ntv: 683 milioni verso Intesa Sanpaolo, Mps, Banco Popolare, Bnp-Bnl. A questo proposito venerdì scorso, durante una riunione con gli istituti, dal cfo Fabio Tomassini è stata richiesta una proroga di tre mesi dello standstill: scadenza 31 marzo 2015. Alla riunione, svoltasi presso la sede di Ntv, c’erano gli uomini di Lazard e dello studio Nctm, advisor della società, i legali di Lombardi Molinari Segni per le banche, i revisori di Pwc incaricati di rivedere il piano industriale e gli esperti della Steer Davies Gleave, specializzata nelle indagini sul mercato ferroviario. Intanto su un piano parallelo, prosegue la ricerca dell’ad: l’ultimo candidato sarebbe Matteo Codazzi (gruppo Enel) ma starebbe emergendo qualche altra candidatura. Italo è controllato al 35% da Montezemolo, Della Valle, Punzo, al 20% ciascuno da Intesa Sanpaolo e Sncf, al 15% da Generali, al 5% l’uno da Bombassei e Isabella Seragnoli, all’1,5% da Sciarrone.
A fronte della proroga dello standstill (gli istituti si sono impegnati a deliberare entro la scadenza attuale del 31 dicembre), Ntv è pronta a fornire un aggiornamento del piano di cassa e l’estensione dell’impegno dei soci a versare altri 10 milioni per colmare eventuali deficit di cassa. Con le banche Tomassini ha fatto un sondaggio sulla disponibilità ad aprire il rubinetto sotto forma di fidejussioni: servono 10,3 milioni a favore di Rfi e in più, aumenta da 48 a 75 milioni la fidejussione per l’Iva. Riguardo la garanzia a favore della società proprietaria della rete, in prima battuta è stata richiesta a Generali che ha preso tempo: a questo fine le banche sono state allertate per intervenire eventualmente proquota.
RISPARMI MA PIÙ ENERGETICI
Dalla revisione del business plan alla luce della riduzione delle tariffe, è emersa la riduzione di 5 milioni dei canoni di accesso alla rete nel 2014 e di 30 milioni nel 2015. Di converso si registra un aumento dei costi dell’energia elettrica (8 milioni nel 2015 fino a 30 milioni su base annua entro il 2018) e una riduzione dei proventi dei certificati bianchi di una decina di milioni rispetto ai 97 milioni del periodo 2014-2018.