«Da mesi stiamo cercando di interloquire con la Regione ma, tranne generiche rassicurazioni, ad oggi non siamo mai stati ricevuti». Non sanno più a che santo votarsi gli operatori del porto di Pescara, colpiti dal 2011 dalla crisi determinata dal mancato dragaggio sfociata poi nel blocco totale delle attività nello scalo. La marineria s’è fatta sentire a modo suo, leggi con le buone e con le cattive, e pur con difficoltà ha incassato ovvero sta incassando quanto si era fatta promettere dalla politica e dalle istituzioni: alle 44 imprese di pesca la Regione ha versato tra il 2012 e il 2013 oltre un milione e 800mila euro, più i circa 350mila euro del fermo biologico, ed ancora sono stati concessi sgravi fiscali e contributivi sotto forma di credito d’imposta per due milioni e mezzo circa. Non è andata allo stesso modo per la quindicina di aziende del settore portuale - parliamo di agenzie marittime, società di servizi che forniscono manodopera per carico e scarico merci, spedizionieri, agenzie di facchinaggio - che oggi si sentono tradite dall’aver accettato la logica del doppio binario: pescatori da una parte e loro dall’altra. «Ai pescatori è andata decisamente meglio perché attraverso fondi regionali o del governo ha ricevuto indennizzi per un anno di fermo, fondi regionali che in parte erano stati promessi anche a noi e dai quali noi siamo invece stati esclusi con una sveltina notturna» dichiarano amareggiati.
In verità una quota di rimborsi gli operatori del porto l’hanno incassata, «parliamo di indennizzi concessi dalla Regione per il 2012 per 200mila euro più altri centomila euro messi a disposizione dalla Camera di commercio - precisano -. Per il 2011 è ancora tutto bloccato così come per il 2013 non s’è visto un euro, anno in cui i pescatori sono tornati in mare mentre le nostre aziende sono rimaste al palo. E nulla ci è arrivato da Comune e Provincia che a parole si erano dette disponibili a sostenerci con un contributo».
In conseguenza della situazione tanto drammatica, con una lettera aperta gli operatori si considerano «arrivati al capolinea» e tornano a chiedere con urgenza un incontro al presidente della regione, Luciano D’Alfonso. «Abbiamo pensato di gettare la spugna dopo anni di lotte condivise con alcuni amministratori, ma adesso siamo sfiduciati e stancati. D’Alfonso aveva promesso di incontrarci non appena eletto, Alessandrini ha cominciato la campagna elettorale alla stazione marittima: qui non s’è più visto nessuno, se non per andare in Croazia o per le solite passerelle sulle navi traghetto per parlare di rilancio dei collegamenti con le sponde aldilà dell’Adriatico.