Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.940



Data: 25/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Jobs act - Riforma del lavoro, verso l’ok senza fiducia. Nel Pd 17 dissidenti

ROMA Dilemma di Pippo Civati, dissidente cronico del Pd: «Si nota di più se in 15 votiamo contro il Jobs act o se in 30 usciamo dall’aula?». Tra gli interlocutori le risposte sono varie, ma lui, Civati, già mette le mani avanti: «Io comunque quella roba lì non la posso votare, non la voto. Non mettono la fiducia? Ah, su quello ha insistito tanto Cuperlo, avrebbe dovuto esprimersi a favore o contro...». Punzecchiature tra dissidenti del Pd, in un quadro che non ha nulla di drammatico, non c’è ostruzionismo in cantiere, a parte qualche intemperanza dei cinquestelle che in un paio si sono messi a urlare per non far parlare Cesare Damiano, beccandosi prima la reprimenda di Roberto Giachetti che presiedeva la seduta, quindi l’espulsione con ramanzina: «Dovete fare parlare gli altri, vi dovete abituare, le regole valgono per tutti, non siamo all’asilo». Il quale Damiano, tra gli artefici della mediazione che ha portato a rasserenare gli animi, ha potuto annunciare che, proseguendo così, il Jobs act con relativa delega sull’articolo 18 potrebbe essere licenziato dall’aula della Camera già da stasera, un giorno prima del previsto. «Se va avanti così, niente fiducia, sono soddisfatto», confermava il ministro Giuliano Poletti.
I NUMERI
Ma in quanti alla fine potrebbero votare contro il Jobs? Una anticipazione si è avuta nel pomeriggio, quando in 17 del gruppo Pd, tutti della minoranza, hanno votato a favore di un emendamento di Giorgio Airaudo, ex sindacalista eletto con Sel. Il testo prevedeva che l’articolo 18 si applicasse ai neo assunti «trascorso un anno dalla data di assunzione», ma è stato bocciato dalla maggioranza, che ha tenuto abbastanza bene. Una sorta di ripristino della formulazione Fornero, come ha spiegato Cuperlo uscito dall’aula per dare conto del voto: «Non siamo contro il governo, cerchiamo solo di migliorare il provvedimento». Ma in quanti alla fine potrebbero votare contro? Si parla sempre della quindicina citata da Civati, una minoranza della minoranza, visto che il grosso dei bersaniani e dei dalemiani ha di fatto promosso e accettato la mediazione che estende il 18 anche ai licenziamenti disciplinari: «Abbiamo contribuito a cambiare il testo e a evitare la fiducia», chiosava Roberto Speranza, il capogruppo.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it