ROMA Colpo di freno sul canone Rai in bolletta elettrica. Nella serata di ieri fonti di Palazzo Chigi hanno fatto filtrare che «la riflessione in atto per ridurre e semplificare il canone Rai è strategica ma appare improbabile che l'ipotesi possa maturare entro questa legge di Stabilità visti i tempi tecnici troppo stretti». Dunque salta l’emendamento che si stava mettendo a punto e che doveva essere presentato in Senato. La riforma slitterà al 2015 e, forse, entrerà in vigore l’anno successivo. La decisione del governo, di fatto, sconfessa i ragionamenti che erano stati sviluppati in mattinata dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli che aveva parlato di canone Rai in bolletta a partire già dal mese di gennaio. Aggiungendo che legare il canone all'Irpef (una opzione della quale si era molto parlato nei giorni scorsi) è un meccanismo «complesso e farraginoso». La frenata del governo, racconta chi sta lavorando sul questa delicata materia, nasce da due ordini di motivi: uno politico e l’altro tecnico. Nel primo caso l’esecutivo ha voluto prendere tempo per ragionare ancora qualche mese su una riforma che, da Ncd a Scelta Civica, sta suscitando diffuso malumore all’interno della maggioranza. In secondo luogo i tecnici alle prese con il dossier hanno preso atto che, a 5 settimane dalla fine dell’anno, non era proprio possibile comporre tutti i pezzi del mosaico in modo da avviare il cambiamento dal 2015. Tanto più che i gestori sono del tutto contrari e che la stessa Autority per l’Energia ha manifestato le proprie perplessità. Lo slittamento, fanno comunque sapere fonti di Palazzo Chigi, non significa però rinunciare al progetto.
LO SCHEMA DEL CAMBIAMENTO
Lo schema di riforma, nelle sue linee generali, resta intatto e prevede un canone standard di 65 euro (con esenzione per le famiglie con Isee inferiore a 7.500 euro all’anno) non più legato al possesso del televisore ma all’utenza elettrica abilitata a far funzionare anche pc, laptop, tablet, smartphone. E starebbe al cittadino, inviando una lettera formale all’Amministrazione, prendersi la responsabilità di dichiarare di non essere in possesso di alcuno di questi strumenti tecnologici. Con la conseguenza di poter ricevere la visita della Guardia di Finanza per le verifiche del caso. Un altro punto delicato che dovrà essere sciolto nelle prossime settimane è quello che riguarda le seconde case. L’intenzione del governo è quella di introdurre elementi di progressività nel prelievo e per questa ragione l’idea di massima è applicare il canone anche alle abitazioni non principali. Tuttavia in questo caso, raccontano ambienti ministeriali, si eviterebbe di aggravare il peso rispetto all’attuale bollettino da 113,5 euro. In pratica, la somma dei vari canoni riferiti allo stesso titolare non potrebbe in ogni caso superare quella cifra. «Tendenzialmente l'idea è quella di evitare che chi ha la seconda casa paghi di più» ha esemplificato il sottosegretario Giacomelli.