Caro direttore, concordando con quanto scritto domenica dal sig. Giovanni Di Nino, vorrei aggiungere qualche parola per contribuire a far capire meglio con chi sta veramente Matteo Renzi. Osservo che ha chiamato a far parte del governo l'ex capo della Lega Coop, Giuliano Poletti, l'ex capa dei giovani industriali Federica Guidi; ha confermato quale sottosegretario Pier Paolo Baretta, ex segretario confederale Cisl, mentre ha estromesso l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano, ex Cgil, così come non ha trovato lo straccio di un incarico per Guglielmo Epifani, già segretario generale della Cgil e suo predecessore quale segretario del Pd. A , ministro degli esteri ha nominato Paolo Gentiloni, ex Pdup-Il Manifesto, poi approdato sulle sponde rutelliane. Inoltre ha nominato, tra le altre scelte discutibili, Emma Marcegaglia, già capa degli industriali, alla presidenza dell'Eni e Luisa Todini, già europarlamentare di Forza Italia (e componente del consiglio Rai in rappresentanza del Pdl, ora dimissionaria) a presidente delle Poste Italiane. E' mai possibile che ad incarichi di questo tipo non sia stato indicato alcun proveniente dalla pur gloriosa storia del Pci-PdS-Ds? Quanto allo scontro Renzi-Landini, lasciando da parte le tante stupidaggini che il capo del Governo e segretario Pd dice contro non tanto il sindacato, quanto la sola Cgil, mi limito a ricordare solo che il segretario della Fiom, già operaio metalmeccanico con la qualifica di "saldatore", sostiene tra l'altro che l'83% degli introiti Irpef provengono dalle buste-paga dei lavoratori dipendenti. Ha forse torto? A me pare proprio di no e non credo che chi sostiene queste cose, verificabili, possa essere accusato di essere persona che soffre di complessi di superiorità.
Giustino Zulli, Chieti
Caro Zulli, un po’ mi sorprendo che Lei si sorprenda: Renzi viene dall’altra componente che ha generato il Pd, ovvero la parte cattolica (o democristiana). E ha fatto dello sfondamento al centro uno dei punti cardine dell’azione politica. In questa strategia, peraltro, viene corroborato dai risultati modesti che i movimenti alla sinistra del Pd conseguono anche in questa tornata di voto regionale (lui parla di «percentuali da prefisso telefonico»). Per quel che vale, però, concordo con Lei nel dire che il suo atteggiamento nei confronti del maggior sindacato italiano dovrebbe essere più collaborativo e rispettoso.
Mauro Tedeschini