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Data: 27/11/2014
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Regione: abolito anticipo indennita', caso D'Alfonso imbarazza maggioranza. Decreto del governatore contestato, «Si crede di essere Napolitano?»

L’AQUILA - Dopo appena due settimane il Consiglio regionale fa dietrofront sulla possibilità che i consiglieri rieletti in questa legislatura possano chiedere l’anticipazione dell’indennità di fine mandato maturata in quella scorsa, che la legge prevede possa essere liquidata alla fine del nuovo quinquennio.

In una riunione molto sfrangiata, fissata alle 11 e cominciata alle 18 dopo numerosi e frenetici conciliaboli, l’assemblea, infatti, ha approvato all’unanimità un provvedimento che abroga la delibera numero 10/4 del 11 novembre 2014, che prevedeva l’anticipazione del pagamento dell’indennità.

Ma a tenere banco è il caso-D’Alfonso, che prima di questo ritocco normativo dalla Croazia ha vergato, ma non firmato, un decreto in cui asserisce di non promulgare la legge sulla base dei poteri che gli conferirebbe lo Statuto, attirando su di sé gli strali dell’opposizione, che lo ha additato come presidente della Repubblica improvvisato, e la difesa un po’ imbarazzata della maggioranza.

La legge era stata approvata nella scorsa seduta con i voti della maggioranza di centrosinistra e delle opposizioni di centrodestra e con l’astensione dei consiglieri del Movimento 5 stelle, che poi hanno denunciato il provvedimento, e del consigliere regionale del Pd Donato Di Matteo che è anche assessore regionale.

Della contestatissima legge rimane in vigore la norma che permette l’anticipazione del pagamento del trattamento di fine rapporto (Tfr) dei dipendenti dei gruppi consiliari a chiamata diretta, i famosi “portaborse”, che non sono stati confermati. Con la vecchia norma, avrebbero avuto il Tfr tra un anno.

Da quanto si è appreso, sarebbero stati 10 i consiglieri a usufruire dell’anticipazione: quelli non rieletti in estate si sono visti liquidare 30.850 euro ciascuno.

“La norma ha suscitato clamore, visto il momento di forte crisi economica e credo che si debba prendere atto di questo e qualche volta è giusto fare un passo indietro e abrogare la norma - ha spiegato il consigliere dell’Italia dei valori Lucrezio Paolini, vice presidente del consiglio regionale - Ciononostante il provvedimento che avevamo approvato era relativo a somme già accantonate e quindi maturate”.

“Presentando una norma abrogativa, che mi vede come primo firmatario insieme con il vice presidente Paolini, alla quale ha aderito anche il gruppo Forza Italia, la maggioranza ha risolto definitivamente il problema, intervenendo prima della pubblicazione della legge”, ha tagliato corto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio regionale, Camillo D'Alessandro.
IL CASO D’ALFONSO

Durante la discussione sono state lanciate dure critiche al presidente D’Alfonso, per il cosiddetto decreto, datato domani e non firmato, con il quale si annuncia la volontà di non promulgare la legge sull’anticipazione del trattamemto di fine mandato per i consiglieri rieletti.

Il consigliere di Forza Italia Lorenzo Sospiri, già presidente della commissione Statuto nella scorsa legislatura, ha parlato di un D’Alfonso “presunto presidente della Repubblica senza la veste di terzietà”, spiegando che il governatore ha redatto un “decreto che non ha nessun senso perché non si può opporre alla promulgazione” e accusandolo di essere “il re del titolo a effetto”.

Durante la discussione il consigliere di Centro democratico Maurizio Di Nicola ha attaccato gli organi di informazione per “aver travisato completamente la vicenda”. Nel merito, ha spiegato che il trattamento di fine mandato è un “diritto acquisito perché maturato in base a una legge non abrogata”.

Ma non è sfuggito ai presenti come Di Nicola abbia chiesto la registrazione di tutto l’affaire-decreto all’ufficio di presidenza, per vedere se e come ci siano state ingerenze del potere esecutivo regionale, detenuto dal presidente e dalla Giunta, su quello legislativo che appartiene al Consiglio.

Il consigliere forzista Paolo Gatti ha sottolineato il fatto che “D’Alfonso ha fatto il decreto per prendere sei ‘mi piace’ sulla pagina Facebook, il suo intervento suona come una mancanza di rispetto verso la maggioranza di centrosinistra e tutta l’assemblea, qui c’è autonomia e nessuno può permettersi di fare una cosa del genere”.

Per il democrat D’Alessandro in una nota “è fin troppo evidente che l’azione del presidente D’Alfonso ha avuto un solo obiettivo: rendere certa la non applicazione della norma discussa”. Ma al momento di dover parlare per difendere in aula il presidente di cui è sottosegretario, D’Alessandro tra i banchi non c’era.

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