PESCARA Sarà la procura di Roma a decidere se processare l’ex presidente della Regione Gianni Chiodi nell’inchiesta sui presunti rimborsi indebiti della Regione. Si smembra l’inchiesta bufera sull’ex governo regionale che, nel gennaio scorso, coinvolse l’allora presidente di centrodestra e altri 24 politici accusati, a vario titolo, di truffa, falso e peculato: “creste” su alberghi, pranzi e viaggi. Se il fascicolo di Chiodi, come chiesto dal suo avvocato Pietro Referza, si sposterà a Roma, quello dell’ex presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, difeso da Giuliano Milia, andrà a Rimini mentre gli atti che riguardano l’attuale consigliere ed ex assessore regionale Mauro Febbo e l’ex assessore regionale Luigi De Fanis – difesi da Massimo Cirulli – lasceranno Pescara per andare rispettivamente a Verona e a Roma. Ma sulla scrivania dei pm pescaresi Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli pendono ancora alcune istanze degli avvocati per chiedere di trasferire la sede come nel caso, ad esempio, dell’ex vice presidente Alfredo Castiglione, assistito da Dante Angiolelli, per cui la nuova sede potrebbe essere Roma, così come per l’ex assessore Paolo Gatti che aspetta di sapere se l’istanza dei suoi avvocati Gennaro Lettieri ed Ernesto Torino-Rodiguez sarà accolta e quindi il suo fascicolo potrà passare alla procura romana. Il principio che hanno fatto valere gli avvocati è quello secondo cui la sede processuale dovrà coincidere con il luogo dove sarebbe stato commesso il reato più grave. E’ andata così, ad esempio, per Febbo per cui è prevalso un presunto rimborso per un albergo a Verona o per De Fanis per un ristorante di Roma. A questo punto, saranno le procure delle altre città a decidere se chiedere o meno il rinvio a giudizio per le singole posizioni. A Pescara, invece, l’ultimo atto era stato l’avviso di conclusione delle indagini firmato dai pm nel luglio scorso lasciando inalterato l’impianto accusatorio che parlava attraverso rimborsi indebiti per circa 80 mila euro: c’è chi avrebbe alloggiato in hotel a 5 stelle, chi avrebbe pagato il vino con la carta della Regione e chi avrebbe viaggiato in business class. All’ex presidente Chiodi, la procura aveva contestato la cifra più alta di circa 24 mila euro, mentre all’ex presidente Pagano una cifra tra i 10 e i 15 mila euro.