L’AQUILA Confermato lo sciopero dell’8 dicembre proclamato dai 30 dipendenti del Centro turistico Gran Sasso. Le decisione è stata presa al termine di una riunione con i capigruppo consiliari, che si è svolta ieri dopo che è stata sciolta la seduta del consiglio comunale. I lavoratori avevano invaso l’aula, in attesa di risposte da parte dell’amministrazione. Il personale del Ctgs non prende lo stipendio da due mesi, secondo i sindacati a causa della mala gestio dei vertici aziendali, che avrebbero dirottato le poche risorse disponibili verso altre necessità, penalizzando le maestranze. Da qui l’eclatante forma di protesta, annunciata in concomitanza con la partenza della stagione bianca. Un’eventuale revoca dello sciopero è subordinata al pagamento delle mensilità di ottobre e novembre: il sindaco Massimo Cialente, nel corso della riunione, si è impegnato ad anticipare 85mila euro dei fondi regionali e potrebbe essere lo stesso Comune a garantire la fideiussione con le banche, che hanno chiuso le linee di credito. «Abbiamo ricevuto una serie di rassicurazioni», afferma il segretario della Filt-Cgil Domenico Fontana, «ma dalle parole vogliamo vedere i fatti. Lo sciopero dell’8 dicembre resta quindi confermato, a meno che nel frattempo non arrivino i soldi per pagare gli stipendi. Al sindaco abbiamo rimarcato che bisogna seriamente mettere mano alla situazione del Centro Turistico visto che come azienda è strutturalmente vicina al collasso. Gli incassi sono insufficienti, i dipendenti sono in numero eccessivo e vanno trasferiti, le strutture ricettive della stazione sciistica sono quasi tutte inagibili. A queste condizioni non si va più avanti». Dell’urgenza di una seria riflessione politica, sul futuro del Centro Turistico e delle altre ex municipalizzate, parla anche il capogruppo di Forza Italia Guido Quintino Liris. «Si rischia», dice, «oltre al grave disagio dei dipendenti con ritardi nel pagamento degli stipendi, di compromettere anche i servizi erogati ai cittadini. L’amministrazione Cialente naviga a vista, tentando di ripianare buchi di bilancio alle spa che essa stessa crea, in quanto socio a partecipazione totalitaria: continuando così, in mancanza di una strategia complessiva di rilancio, si porta al collasso l’intero sistema dei servizi municipalizzati cittadini. Sul Ctgs la situazione è disastrosa: si sono fatti solo annunci vuoti, non si sa che fine abbia fatto il bando per la gestione ai privati, e si rischia perfino di compromettere l’apertura della stagione invernale, non pagando gli stipendi. La soluzione Invitalia, i piani industriali sbandierati sono solo carta straccia. La proposta dell’opposizione», sottolinea Liris, «è di operare una riduzione immediata delle spa. La strada da percorrere, quella di passare la gestione della funivia dal Ctgs all’Ama, assieme al personale, con l’adesione dell’Ama alla costituenda azienda unica del trasporto regionale, è auspicata da molti, ma non esiste nessun atto».