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Pescara, 24/11/2024
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Data: 30/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Dal taglio Irap al bonus bebè, giro di boa per la manovra. La Camera dà il via libera alla fiducia sulla legge di Stabilità. Oggi il voto finale sul testo che poi passa a Palazzo Madama

ROMA Il governo ha incassato la fiducia alla Camera sulla legge di Stabilità. Lo ha fatto ieri sera (ed oggi si riunirà per recepire in bilancio le modifiche) chiedendo tre voti distinti sui tre articoli intorno ai quali la manovra è stata strutturata. Dopo questo passaggio (si è espressa a favore anche la minoranza del Pd, mentre M5S non ha partecipato al voto), i lavori dell'aula riprendono oggi con l'esame degli ordini del giorno al provvedimento e con il voto finale. Il tour de force di Montecitorio serve per trasferire rapidamente la manovra al Senato, dove a partire da domani dovranno essere sciolti i molti nodi rimasti insoluti, dai tagli alle Regioni alla riallocazione del personale delle province. Il compito di Palazzo Madama, ha spiegato in queste ore il relatore in commissione Bilancio della Camera Mauro Guerra, sarà quello di intervenire per alleggerire l'aggravio della tassazione sulla rivalutazione di fondi pensioni e Tfr, sulle fondazioni, sulle casse previdenziali, con l'impegno del governo ad intervenire anche sui minimi e sull'Irap. Al Senato potrebbe inoltre essere affrontata anche la sostituzione di Imu e Tasi con la local tax. Come ha sollecitato ieri Angelino Alfano. «Vogliamo una tassa unica e che sia meno cara per i contribuenti» ha ammonito il ministro degli Interni. Il condizionale però è d'obbligo su questa delicata materia. Il ministero del Tesoro resta infatti prudente e non si è ancora espresso ufficialmente sulla tempistica della nuova tassazione sulla casa che presenta non poche difficoltà, a partire dal destino dell'addizionale Irpef. I saldi della legge di Stabilità, in ogni caso, resteranno invariati.
I SALDI
La manovra vale 36 miliardi di cui (come ricordato ancora ieri dal premier Renzi) 18 miliardi di minori entrate, 15 di revisione di spesa, 3,8 miliardi di lotta all’evasione e 7 di maggiore deficit. Nel 2015, accontentando le richieste di Bruxelles, il provvedimento correggerà il deficit strutturale di 0,3 punti di Pil, pari a 4,8 miliardi, contro gli 0,1 punti che erano stati previsti inizialmente. Tra le misure, via dall’Irap la componente lavoro per 5 miliardi: per le imprese la misura vale un taglio delle tasse pari a 6,5 miliardi di euro. Previsto anche l’azzeramento dei contributi per i neoassunti con contratto a tempo indeterminato a partire dal 2015. La decontribuzione (coperta con 1,9 miliardi di euro) avrà un limite massimo annuo di 6.200 euro per ciascun neo assunto e non potrà essere applicata ai lavoratori che nei sei mesi precedenti sono stati occupati con contratto a tempo indeterminato. Per cercare di spingere i consumi stagnanti, il governo (oltre a rifinanziare gli 80 euro di bonus fiscale) consentirà ai lavoratori che lo desiderano di vedersi accreditare il Tfr maturando in busta paga per 3 anni a tassazione ordinaria.

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