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Pescara, 24/11/2024
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Data: 30/11/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Corecom, quei 21 poltronifici che costano 12 milioni l’anno

ROMA A 11 anni dall'istituzione dei Comitati regionali per le comunicazioni, queste strutture conosciute con la sigla di Corecom ma realmente sconosciute ai più, restano un ibrido tra poltronificio e centro d'eccellenza. Il numero magico che li contraddistingue è il 21.
Ci sono 21 leggi regionali che li hanno istituiti e 21 comitati, uno per ogni Regione oltre alle due province di Bolzano e Trento. E hanno quasi 21 criteri di nomina e di lavoro. Ma sono soprattutto una sorta di poltronificio dove ci finiscono ex politici, giornalisti in pensione o in attività, avvocati, ingegneri, commercialisti, professori universitari, tutti di solito vicini alla politica. E costano alle Regioni circa 12 milioni di euro in costi del personale e della struttura, oltre a decine o centinaia di migliaia di euro a comitato, per delle spese specifiche come convegni, acquisto di materiali, ecc. E ancora, il costo delle indennità di un centinaio di membri e presidenti pescati tra ex politici o professionisti, docenti e giornalisti, spesso vicini alla politica, che corrisponde al 20-30% delle indennità dei consiglieri regionali.
I NOMINATI
Il caso che in questi giorni ha portato i Corecom agli onori delle cronache è stato quello di Mario Capanna, il leader del '68 milanese che si è dimesso dalla presidenza di quello dell'Umbria. Già, ma la vera notizia era che Capanna, parlamentare e consigliere regionale della Lombardia, lo presiedeva dal 2011, voluto da Rifondazione comunista ma che non ha trovato tutti d'accordo visto che lo hanno votato soltanto 15 su 29 consiglieri. Ebbene Capanna, ha deciso di lasciare, spiegando lui stesso, «per una legge regionale della Lombardia che vieta di cumulare i vitalizi percepiti come ex consigliere e parlamentare con le remunerazioni corrisposte da enti della pubblica amministrazione». Infatti lui ha ammesso di percepire già «2.300 euro mensili come ex consigliere regionale della Lombardia e 3.000 come ex parlamentare» e quindi rinuncia volentieri a «un'indennità di 1.230 euro al mese» che gli erogava il Consiglio regionale dell'Umbria per la carica. Capanna è solo la punta dell'iceberg dei tanti vicini alla politica che finiscono in qualche modo alla guida o tra i componenti dei Comitati.
PARENTI & TROMBATI
Tra chi ha fatto politica attiva, ad esempio, c'è il presidente del Corecom delle Marche Pietro Colonnella, che vanta nel suo curriculum la presidenza della Provincia di Ascoli Piceno (dal 1995 al 2004), poi è stato nominato Sottosegretario agli Affari Regionali e Autonomie Locali del secondo governo Prodi. Poi nel 2011 il consiglio regionale di centrosinistra lo nomina presidente del Corecom.
Impiegato nella pubblica amministrazione ma anche ex consigliere comunale di Siena, è il presidente del Corecom Toscana e coordinatore nazionale di tutti i Corecom, Sandro Vannini. E poi ci sono le presidenze appannaggio di tanti giornalisti, un po' in pensione, un po' in attività, molti vicini alla politica.
L'esempio forse più eclatante è quello del Corecom della Lombardia, dove è stata nominata presidente la ex giornalista sportiva di Telelombardia, Federica Zanella, che aveva tentato senza successo di farsi eleggere consigliere alle regionali con il Pdl. La poltrona di vicepresidente poi è andata a Giulio Boscagli, ex assessore regionale alla famiglia mentre le altre tre poltrone sono andate ai leghisti Gianluca Savoini e Diego Borella, e all'ex socialista Stefano Rolando, tra i principali collaboratori della campagna elettorale del candidato governatore Umberto Ambrosoli.
Altro caso in Valle d'Aosta dove un anno fa alla presidenza del Corecom è stata eletta dopo tre votazioni e tra le polemiche dell'opposizione, la giornalista Enrica Ferri, contestata perché moglie dell'ex consigliere regionale del Pdl, Enrico Tibaldi. Al suo fianco altri due membri arrivati dalla politica, Guido Dosio, ex assessore comunale di Aosta e Barbara Grange, consigliera comunale di Sarre. E di altre storie di contiguità alla politica se ne possono raccontare a iosa.
Eppure i Corecom, anche se non molto conosciuti svolgono funzioni importanti e delicate. Innanzitutto, un'attività di consulenza ai consigli regionali e alle giunte, in maniera che prima di fare una legge possano avere tutti gli elementi. E poi svolgono importanti funzioni delegate da parte dell'AgCom, tra le quali quella dalle conciliazioni tra cittadini e aziende della telefonia fissa e mobile, il monitoraggio delle emittenti locali, la verifica della par condicio alle elezioni europee, politiche e amministrative, la gestione del registro degli operatori della comunicazione. Infine per il Ministero dello sviluppo economico preparano le graduatorie per i contributi alle emittenti locali. Non si tratta di bruscolini, come spiega al Messaggero il coordinatore dei Corecom, Vannini.
IL COORDINATORE
«Il lavoro di cui andiamo più orgogliosi è quello delle conciliazioni che nel 2013 ha riguardato 71.692 casi, che significa, tante liti tra cittadini e operatori della comunicazione risolte, all'80% con una restituzione ai cittadini di 25 milioni di euro. Una cifra importante che aumenterà ancora di più quest'anno, dove le proiezioni che abbiamo fatto ci indicano che supereremo le 100 mila conciliazioni. Un altro compito importante è quello della graduatoria sulla quale nel 2012 il ministero ha elargito alle emittenti locali 70 milioni di euro».
Ma non c'è proprio niente che non va in questi Corecom? «Ci sono alte professionalità - chiosa Vannini - e possiamo fare anche di più, ma servirebbe maggiore uniformità tra i vari comitati».

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