ROMA «Siamo già in campagna elettorale, non sappiamo se le elezioni si terranno in primavera con il Consultellum, o dopo con l'Italicum, ma di certo siamo in una democrazia che non è totale»: Silvio Berlusconi è sempre più all'attacco del governo di Matteo Renzi. «C'è il terzo governo non eletto, una maggioranza carpita in modo non lecito, con parlamentari dichiarati incostituzionali dalla Consulta: che significato ha, e quali conseguenze, se poi questi deputati e senatori incostituzionali eleggono il presidente della Repubblica?», ha dichiarato il leader di Forza Italia, in collegamento telefonico con il No tax day che ieri ha fatto il bis a Roma.
Al no del capo dell'esecutivo a posticipare l'Italicum all'elezione del Presidente della Repubblica, dunque, Berlusconi ha risposto dicendosi pronto ad andare alle urne. E, con toni da campagna elettorale, ha cavalcato i temi che vede contrapposti Fi e Pd («Bisogna ripartire da Silvio Berlusconi che vuol dire meno tasse. Forza Italia significa meno tasse»), cominciando a disegnare strategie che presagiscono elezioni: «Bisogna individuare delle persone da istruire per poi mandarle in tv, mentre qualcuno dovrà sacrificarsi e rinunciare, perché se va troppo in televisione l'effetto è contrario». Un esempio per tutti: Matteo Salvini.
RICETTA SALVINI
«La sua ricetta è semplice e precisa, è un comunicatore molto efficace e ha deciso che in tv va solo ed esclusivamente il segretario, ossia Salvini», ha concluso il leader azzurro, invitando implicitamente il suo partito ad affidarsi alla sua esperienza. E all'unità, citando Plutarco: «Le guerre si vincono con le lance dei giovani e l'esperienza dei vecchi».
Berlusconi, insomma, continua a tessere la rete di una possibile alleanza di centrodestra, assecondando anche chi nel partito, al di là dell'opposizione interna di Raffaele Fitto, gli suggerisce un'opposizione più incisiva alle scelte del governo.
Senza, però, incrinare l'asse del Nazareno. La priorità, per Berlusconi, resta il dialogo sulle riforme. Ma non intende affrettare l'approvazione dell'Italicum, sotto la spada di Damocle delle dimissioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Non senza garanzie sul suo successore. «Giuliano Amato è una risorsa della Repubblica, il suo è un nome spendibile. L'auspicio è anche che non provenga dall'area culturale della sinistra ma sia piuttosto fuori dai giochi. Berlusconi non esclude nessuno dalla corsa», ha spiegato il consigliere politico Giovanni Toti, intervistato da Maria Latella, auspicando un confronto tra le forze politiche.
«Dipenderà molto dai tempi che sceglierà Napolitano. Se la decisione dovesse maturare con il discorso di Capodanno, non so se a gennaio si farà in tempo a fare la legge elettorale», ha aggiunto, ricordando che «Forza Italia ha sempre rispettato i patti» e che, semmai, è stato il Pd a chiedere di modificare il testo. Schermaglie che ieri impensierivano i tutori forzisti del Patto del Nazareno: «Berlusconi non dovrebbe ascoltare chi gli parla di elezioni. Renzi non andrà mai al voto con il Consultellum».