CELANO Non gli va giù la fusione delle tre società regionali di trasporto Arpa, Gtm, Sangritana. L’onorevole Filippo Piccone (Nuovo centrodestra) critica il disegno di legge firmato dai consiglieri regionali Pd, Camillo D’Alessandro e Sandro Mariani, che approda domani in Commissione prima di passare in aula martedì prossimo. Esso prevede la costituzione di una società unica con la fusione per incorporazione di Gtm e Sangritana, attraverso il conferimento del capitale sociale in Arpa. «Sono contrario», spiega Piccone, «a questo accorpamento per il modo in cui lo stanno facendo e ritengo che sia propedeutico alla copertura dei debiti di Arpa. Mi domando: ma se il deficit di Arpa non è straordinario ma strutturale, il senso di un accorpamento – che oggi riparerebbe la situazione deficitaria di Arpa – non porterebbe nel giro di due anni alle stesse condizioni la società appena costituita?» Piccone ha l'impressione che «si stia facendo un'operazione di palazzo che in questo momento metterebbe a posto qualcosa e darebbe un vantaggio a una parte di lavoratori. Nessuno, però, dice che il contratto sindacale di Arpa costa il 30% in più e con una società fusa avremmo un costo del lavoro più alto per tutta la società. Perché circolano perizie su Gtm e Sangritana e non gira una perizia vera sull'Arpa? Sono alcune delle obiezioni che muovo al progetto». Piccone non lesina critiche al presidente della Regione. «Ma questo è il sistema di innovazione che porta D'Alfonso in Regione? Mi sarei aspettato che valorizzasse gli asset positivi e dismettesse quelli negativi. Se l'Arpa funziona male perché non pensare di metterla sul mercato e cederla a un privato? Mi sembra che la vertenza dei trasporti non si possa liquidare senza un confronto vero, allargato a tutte le forze sociali abruzzesi. È un argomento centrale al fianco di quella della Asl e di qualche altro. Vorremmo saperne di più». Il deputato dei Ncd ritiene che «si debba pensare ai servizi per il cittadino non attraverso una iniziativa societaria, ma cambiando la piattaforma degli stessi servizi, migliorandoli e facendoli costare meno. Questa operazione la vedo come un gioco di palazzo. Se ne parla da anni: siamo ancora in fase di risanamento e che facciamo? Prendiamo le parti buone contaminate da un asset che non rende». D’accordo, ma tre enti non costano troppo? Accorpandoli si assicurerebbe un risparmio. «Se parliamo di snellezza delle governance, possiamo trovare diverse modalità. Perché non eliminare i cda delle tre società e affidare la gestione a un solo direttore? I debiti ammontano a milioni di euro e non a qualche centinaio di migliaia. Pensiamo per esempio a un solo centro di acquisto. Abbiamo organizzato un pool di lavoro, d'accordo con il nostro consigliere regionale Giorgio D'Ignazio, e stiamo iniziando un percorso che non si esaurisce qui. La battaglia è solo all’inizio».