Il protagonista è assente. E se fosse una trovata, seppur scandalosa, sarebbe un nuovo capolavoro beckettiano. Ma se l’idea fosse tutta qui, “Aspettando Godot-Renzi” non avrebbe fatto molta strada. Cosa c’è di così assurdo, allora, in questa ultima famosa opera teatrale di Samuel Beckett-Massimo Cialente? In modo del tutto inaspettato, il sindaco inizia a scrivere l’opera, con annunci ripetuti di una visita in città del premier, durante la battaglia per la ricostruzione. Non ci sono soldi. Forse è un meraviglioso e liberatorio diversivo. Renzi non arriva mai sulla scena. È una commedia in cui non accade nulla. Cialente, però, pur non conoscendone il finale, continua a scrivere l’opera monumentale, tenendo il pubblico aquilano con il fiato sospeso e distraendolo dai problemi reali.
E sulla mancata visita, annunciata prima con un tweet dallo stesso premier per il mese di settembre, poi per metà ottobre e per novembre in tre distinte conferenze stampa, infine personalmente per il 28 novembre, tra sogno, delirio e autenticazione di veridicità, Cialente rilancia con forza, ma senza proprietà divinatorie sulla data: «Siamo in contatto con Renzi, non è venuto finora all’Aquila perché ha impegni continui a livello internazionale essendo nella fase conclusiva il semestre di presidenza italiana in Europa. Visto che all’Aquila non sarà una visita mordi e fuggi, come fa in altri posti, ma di lavoro che durerà almeno mezza giornata, allora sarà calendarizzata nei prossimi giorni». E chiosa, finalmente più cauto, comprensivo e quasi patetico: «Francamente si capisce che in questi momenti, per gli impegni in Europa, rispetta solo appuntamenti fissati da tempo. Sicuramente verrà, abbiamo già preparato il programma di incontri e visite».
Molti autori si sono ispirati all’opera di Beckett, creando addirittura sequel non ufficiali del dramma, come ad esempio, “Godot è arrivato” di Miodrag Bulatovic. Cialente provi a proporlo sulla scena aquilana. “Godot-Renzi è arrivato” catturerebbe di più l’attenzione e otterrebbe maggior consenso, anche se testo meno noto e non rappresentativo del teatro dell’assurdo.