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Pescara, 24/11/2024
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Data: 03/12/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Donne in pensione a 57 anni, spiraglio anche per il 2015. L’Inps non cestinerà ulteriori domande per l’opzione contributivo

ROMA Un passo avanti dell’Inps sul caso “opzione donna”, ma non ancora una soluzione definitiva. Con due messaggi, l’ultimo dei quali firmato ieri, l’istituto previdenziale ha deciso di lasciare uno spiraglio alle lavoratrici che nel corso del prossimo anno matureranno - con almeno 57 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi - il diritto a lasciare anticipatamente il lavoro accettando però una pensione calcolata con il sistema contributivo. In base ad un circolare del 2012 della stessa Inps, adottata però in base a pareri del ministero del Lavoro e dell’Economia, queste persone non avrebbero potuto usufruire dell’opzione per il contributivo; il regime sperimentale previsto dalla legge termina infatti nel 2015 e secondo l’interpretazione restrittiva data due anni e mezzo fa la scadenza andrebbe riferita non al momento in cui si maturano i requisiti ma a quello in cui si può effettivamente accedere alla pensione, cioè quando dopo un anno di attesa si apre la cosiddetta finestra, in base al vecchio meccanismo rimasto in vigore solo per questo canale di uscita.
Di conseguenza avrebbero potuto optare per il contributivo solo le lavoratrici private che maturavano i requisiti entro lo scorso mese di novembre, o entro dicembre per le dipendenti pubbliche ex Inpdap che possono andare in pensione senza attendere il primo del mese.
I DUE MESSAGGI
Con i messaggi 009231 e 009304 l’Inps da una parte ha ricordato che la domanda di pensione e le necessarie dimissioni dal lavoro non vanno riferite al conseguimento dei requisiti ma proprio all’effettivo accesso alla pensione (e dunque chi dovrebbe uscire l’anno prossimo può attendere per gli adempimenti), ma poi ha fatto un passaggio in più dando istruzioni alle proprie sedi di non cestinare le domande delle lavoratrici la cui finestra si aprirebbe dopo il 31 dicembre 2015, in attesa di un ulteriore parere richieste al ministero del Lavoro. Toccherà a quest’ultimo quindi decidere se prolungare di fatto di un altro anno il regime sperimentale rivedendo l’interpretazione restrittiva (come richiesto tra l’altro dal Parlamento), o addirittura estendere nel tempo l’esperimento: ma in questa decisione avrà un ruolo decisivo la valutazione della Ragioneria generale dello Stato, preoccupata per gli effetti in termini di maggiore spesa pensionistica. È vero infatti nel medio periodo questa scelta non comporta uscite aggiuntive, perché i trattamenti calcolati con il contributivo sull’intera carriera risultano più contenuti (di almeno il 15-20 per cento) e dunque ci perdono semmai le interessate; ma nell’immediato ci avrebbero molte migliaia di pensioni in più da pagare, visto che l’opzione donna è appetibile per le lavoratrici che a causa della riforma Fornero devono altrimenti attendere almeno altri 5-6 anni.

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