ROMA E’ un terremoto politico-giudiziario destinato a riscrivere gli ultimi anni di vita istituzionale della Capitale. Un'inchiesta, definita «solida» dal ministro Alfano, che, come una bomba, si abbatte su Roma. Trentasette arresti e un centinaio di indagati: l’ipotesi di associazione a delinquere di stampo mafioso ha portato in cella l'ex Nar Massimo Carminati e sotto accusa l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno («sono estraneo a fatti e lo dimostrerò, ne uscirò a testa alta»). Gli inquirenti l'hanno ribattezzata «Mondo di mezzo», perché è così che lo stesso Carminati definisce l'area di confine tra i due diversi «mondi», quello legale e quello illegale, in grado di garantire le relazioni funzionali al conseguimento degli interessi dell'organizzazione, dalla giunta Alemanno a quella Marino.
In questo «sottomondo» di malaffare, fatto anche di collegamenti tra ambienti di estrema destra e politica, il ruolo primario è di Carminati, uomo della Banda della Magliana. Un passato che non passa. Grazie all'uso costante della minaccia e della violenza e al controllo degli appalti pubblici, il ”re” di Roma gestiva una holding del malaffare versatile: dagli appalti all'estorsione, dall'usura al recupero crediti. Aveva contatti con manager, politici e col crimine di ogni specie: da Michele Senese, boss in odore di camorra, alla «batteria» di Ponte Milvio che controlla i locali della movida romana, dalla potente famiglia nomade romana dei Casamonica alla spiccia criminalità di strada.
LA RICOSTRUZIONE
L'organizzazione, secondo il gip Flavia Costantini, ha potuto contare su figure apicali dell'amministrazione capitolina dal 2008 al 2013. Su richiesta dei pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, coordinati dall’aggiunto Michele Prestipino, in manette sono finiti, oltre a Carminati, il suo braccio destro Salvatore Buzzi, l’ex consigliere Enav Fabrizio Franco Testa, l’ex ad di Eur spa Riccardo Mancini, l’ex ad di Ama Franco Panzironi , il suo successore Giovanni Fiscon. L’operazione del Ros dei carabinieri e della Guardia di Finanza ha svelato come la ”Mafia capitale” controllasse i settori produttivi della Capitale, compreso il business dell'accoglienza degli immigrati e quello dei campi nomadi.
GLI ILLECITI
Tra gli arrestati c'è anche Luca Odevaine, già capo di gabinetto nel 2006 dell'allora sindaco di Valter Veltroni, che nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, ha orientato, in cambio di uno «stipendio» mensile di 5 mila euro garantito dal clan, le scelte del tavolo per l'assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite da uomini dell'organizzazione. Sul registro degli indagati anche i nomi dell'assessore alla Casa Daniele Ozzimo e quello del presidente dell'assemblea capitolina, Mirko Coratti, entrambi del Pd, che si sono già dimessi dichiarandosi «estranei». Sotto accusa è finito pure il responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio, Italo Walter Politano, che domani sarà rimosso dal suo incarico. Un business a sei zeri e nomi che tornano, come quello di Gennaro Mokbel, già condannato a 15 anni per la maxitruffa Telecom Sparkle e Fastweb o come il manager Fabrizio Franco Testa che curava, dall'interno delle strutture politico-amministrative, gli interessi dell'organizzazione. Le indagini, ancora in corso, potrebbero riservare nuove sorprese.
La banda e gli affari da destra a sinistra: «Metti la gonna e vai a battere in Comune». Gli ordini di Carminati a Salvatore Buzzi dopo l’elezione di Marino: «Pijamo le misure al sindaco»
ROMA La «mafia capitale» di Massimo Carminati è pensata per dominare la città, ma nasce in quattro strade nel quartiere di Vigna Clara, a nord della Capitale, dove la Roma fascio mafiosa ha sempre preferito assestarsi. E’ in un bar di Vigna Stelluti, il 13 dicembre 2012, che Carminati esprime al suo braccio destro Riccardo Brugia, l’idea di come gli imprenditori debbano rivolgersi all’organizzazione. Per ottenere protezione e decidere di lavorare con loro: «Allora qual è il discorso? Che noi dobbiamo intervenire prima, tu lo devi mettere seduto gli devi di ”tu vuoi stare tranquillo? Allora mettiamoci a fermare il gioco, perché dopo ci mettiamo d’accordo con quelli che ti rompono... ”je devi dì che stai facendo? Ho sentito voci che te vonno rubà, tu daglieli 4 sordi! Perché qui a noi ci chiamano sempre dopo compà!».
«COMANDIANO NOI»
L’avvicinamento, è solo un primo passo. Carminati: «Devono essere nostri esecutori... devono lavorare per noi, non si può fare più come una volta... Che noi arriviamo dopo e facciamo i recuperi... Senti lo sai che c’è? I recuperi vatteli a fa da solo! Non siamo più gente che potemo fa una cosa del genere pe du lire» Brugia: «E’ chiaro»; Carminati: «E’ normale che dall’amicizia deve nascere un discorso che facciamo affari insieme, perché tanto nella strada glielo devi dire... ”a come ti chiami? comandiamo sempre noi... non comanderà mai uno come te nella strada, tu c’avrai sempre bisogno». L’inchiesta curata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, squaderna un meccanismo che vale non solo per i commercianti. Ma che viene applicato alla politica. Prima con la giunta Alemanno e, poi, con quella del Pd.
CHE TE SERVE?
E’ proprio l’elezione di Marino al Campidoglio che impone a Carminati un cambio di rotta per continuare a gestire soldi e affari. Il ”pirata” ha le idee chiare e ne parla con un altro ex Nar, Mario Corsi, noto commentatore radiofonico : «Allora nel progetto, perché voi fate li progetti.. la politica .. adesso che progetti c'avete? Teneteci presenti per i progetti che c'avete, che te serve? Che cosa posso fare? Come posso guadagnare, che te serve il movimento terra? Che ti attacco i manifesti? Che ti pulisco il culo .. ecco, te lo faccio io perché se poi vengo a sape' che te lo fa un altro, capito? Allora è una cosa sgradevole .. però famolo se no .. se perdemo la battuta». A Salvatore Buzzi, capo della cooperativa 29 giugno e trait-union con la politica, Carminati lo dice senza mezzi termini: «Allora mettiti la minigonna e vai a battere con questi, amico mio. Bisogna vendere il prodotto. C’è da pija le misure a Marino».
FINMECCANICA
A spiegare quanto Carminati sia «intoccabile» e il peso che abbia assunto persino all’interno di Finmeccanica è lo stesso Buzzi: «Ma lo sai perché Massimo è intoccabile? Perché era lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha portati Massimo! 4 milioni dentro le buste! Alla fine mi ha detto ”è sicuro che l’ho portati a tutti! Tutti! Pure a Rifondazione!”». Il rapporto resta vivo negli anni. Nel 2013, dopo che diverse inchieste hanno già smontato il vecchio sistema Finmeccanica, Carminati e l’ex direttore commerciale dell’azienda del ministero del Tesoro sono ancora in ottimi rapporti.
PANETTA
Oltre ai compagni di destra, quelli che si è portato dietro nel tempo come Riccardo Mancini (ex ad di Eur Spa), Carminati vanta amicizie. Anche quella con Fabio Panetta, ora vice di Draghi alla Bce. Sono «tutti amici da una vita eh - dice l’ex Nar intercettato - Poi uno ha preso una strada. Loro lo possono dì sono amico di Mancini ma con Mancini abbiamo fatto dieci processi quando eravamo ragazzini... Stavamo al Fungo insieme. Ma come tante persone che magari hanno fatto carriera, che in questo momento magari non sono indagate, non hanno problemi che ... per cui ho fatto cioè ... ci sta che ne so ... Fabio Panetta è il vice di Draghi alla Bce è amico mio ... eravamo amici da quando eravamo ragazzini ... cioè che vuoi dì .. ognuno fa la vita sua».
L’EMERGENZA IMMIGRATI
Gli affari si fanno su tanti fronti. Droga, usura ed estorsioni non solo i soli filoni d’impresa per Carminati. Che punta molto sull’emergenza immigrati trarre profitti illeciti enormi. Lo dice chiaramente Buzzi alla sua collaboratrice, Piera Chiaravalle: «Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». Carminati prova ad interferire nelle decisioni dell’Assemblea Capitolina in occasione della programmazione del bilancio pluriennale 2012/2014 e relativo bilancio di assestamento di Roma Capitale per rifinanziare “i campi nomadi”, la pulizia delle “aree verdi” e dei “Minori per l’emergenza Nord Africa”, tutti settori in cui operano le società cooperative di Salvatore Buzzi”.
GLI ALTRI CLAN
Per tenere sotto controllo i problemi che sarebbero potuti insorgere con i nomadi, Carminati si avvale della collaborazione di un altro potente clan dei Casamonica. Il loro capo, Luciano, è definito «mediatore culturale». «Mi informo domani, io conosco bene Luciano», rassicura Carminati al telefono con uno dei suoi . E per superare il problema del campo nomadi di Castel Romano dato in gestione alla cooperativa di Buzzi, a Casamonica vengono assicurati 20 mila euro al mese. Immancabili i rapporti col gotha della criminalità organizzata romana Ernesto Diotallevi e Michele Senese. Ma ora, con l’arresto di Carminati, è la capitolazione dei re di Roma.