Dal Senato attesa per il via libera definitivo alla delega al governo: c'è il superamento dell'articolo 18 con la riforma degli ammortizzatori sociali; il contratto unico a tutele crescenti; l'estensione del diritto di maternità e il sussidio universale. Destinata alla scomparsa la cassa integrazione in deroga
MILANO - La riforma del Lavoro annunciata dal premier Matteo Renzi lo scorso 11 marzo sara legge questa sera. Dopo il via libera della Camera, oggi arriverà - con il voto di fiducia - l'approvazione definitiva del Senato al Jobs Act, la legge che delega il governo a completare la riforma nel rispetto dei paletti indicati dal Parlamento. La palla passa adesso all'esecutivo chiamato a scrivere i decreti delegati: il cuore della riforma passa per il superamento dell'articolo 18 con la rivoluzione degli ammortizzatori sociali con il contratto unico a tutele crescenti; ci sarà una stretta sui controlli a distanza e l'estensione del diritto di maternità. Ecco il dettaglio della delega al governo.
Contratto unico di lavoro a tutele crescenti e articolo 18. E' il cuora della riforma promessa da Renzi che parta dalla riduzione della giungla dei contratti di lavoro: oggi ne esistono almeno 40. L'idea è di arrivare al contratto unico a tempo indeterminato e a tutele crescenti. Contestualmente alla riforma degli ammortizzatori sociale viene completamente superato l'articolo 18: scompare il diritto al reintegro per i licenziamenti di natura economica, mentre resta per quelli discriminatori e per alcune fattispecie di quelli disciplinari. Nel primo caso il lavoratore avrà diritto solo a un indennizzo crescente con l'anzianità aziendale. Il governo, poi, vorrebbe garantire "buonuscite" più ricche per chi rinuncia ad aprire un contenzioso con il datore di lavoro, magari attraverso la defiscalizzazione degli indennizzi. I decreti attutativi dovranno adesso chiarire quando un licenziamento sarà per motivi economici: andrà spiegato se le difficoltà economiche dovranno essere legate direttamente all'azienda che licenzia, oppure basterà una contrazione del mercato di riferimento della stessa. E, ancora, come si dovrà giustificare la necessità di sopprimere una determinata funzione all'interno dell'impresa. Per quanto riguarda i licenziamenti discriminatori - motivati per esempio dal credo politico, religioso o dall'orientamento sessuale - le norme sono chiare: i lavoratori avranno sempre diritto al reintegro. Più complessa, invece, la situazione dei licenziamenti disciplinari: andranno definiti, infatti, quali comportamenti del lavoratore potranno essere sanzionati per evitare possibili abusi - sotto forma di minacce o ricatti - dei superiori. Insomma andranno tipizzati per ridurre al minimo i possibili contenziosi. Nei primi tre anni di contratto i risarcimenti sarebbero più bassi perché il lavoratore - a differenza di quanto avviene oggi - avrebbe immediatamente accesso al Naspi. Le norme disciplineranno anche i possibili demansionamenti all'interno dell'azienda, a patto che questi servano a salvare il posto di lavoro.
Cambiano cassa integrazione e ammortizzatori sociali. La riforma è direttamente legata al superamento dell'articolo 18: si tratta di una serie di modifiche a costo zero perché gli ammortizzatori sociali verrebbero finanziati dalla progressiva scomparsa della cassa integrazione in deroga. L'acronimo scelto per il nuovo ammortizzatore è Naspi (Nuova assicurazione sociale per l'impiego, ndr): un sussidio di disoccupazione universale per tutti coloro che perdono il lavoro, compresi i circa 400mila collaboratori a progetto che oggi non hanno alcun sostegno. Il sussidio spetterà a tutti coloro che perdono il posto dopo aver lavorato almeno tre mesi. Anche in questo caso i dettagli saranno elencati dai decreti attuativi, ma nelle intenzioni del governo la Naspi durerà la metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni per un massimo di due anni; al massimo sei mesi, invece, per gli atipici (nella presunzione che oltre l'anno di lavoro si configuri un contratto di lavoro subordinato e non una semplice collaborazione). L'entità del sussidio sarà per tutti nell'ordine dei 1.100-1.200 euro mensili all'inizio del periodo di copertura per poi calare fino a 700 euro. E' possibile che due anni non bastino a trovare lavoro; l'idea è quindi quella di aggiungere un assegno di disoccupazione a tutela di chi esaurisce la Naspi: un sussidio che dovrebbe essere garantito solo a chi si trova in condizioni di effettivo bisogno sulla base dell'Isee. Le risorse andrebbero reperite nella razionalizzazione della Cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre la Cassa in deroga verrebbe progressivamente assorbita nel Naspi.
Dimissioni in bianco. Il Parlamento ha bocciato alla Camera l'emendamento presentato da Sel contro le dimissioni in bianco, quelle che alcune aziende fanno firmare al momento dell'assunzioni. Il Pd, tuttavia, ha spiegato che il "governo ha chiarito in modo netto l'impegno a formulare una norma efficace contro le dimissioni in bianco, impegno che sarà tradotto in un decreto attuativo. E' necessario superare anche quanto previsto dalla legge Fornero, che aveva trattato la questione in modo insoddisfacente sul fronte dell'applicabilità, per evitare abusi e ricatti su quelle che vengono denominate dimissioni volontarie".
Dossier. Come si licenzia in Europa.
Agenzia unica e garanzia giovani. Nel Jobs Act è previsto un nuovo codice del lavoro e l'Agenzia unica federale che servirà a sviluppare la "Garanzia per i Giovani" chiesta dalla Ue che ha invitato tutti gli Stati membri ad assicurare ai giovani con meno di 25 anni un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio o altra misura di formazione, entro 4 mesi dall'uscita dal sistema di istruzione formale o dall'inizio della disoccupazione. In generale l'obiettivo è quello di offrire una risposta ai ragazzi e alle ragazze che ogni anno si affacciano al mondo del lavoro dopo la conclusione degli studi. Considerato lo specifico contesto italiano tale iniziativa prevede, inoltre, anche azioni mirate ai giovani disoccupati e scoraggiati, che hanno necessità di ricevere un'adeguata attenzione da parte delle strutture preposte alle politiche attive del lavoro.
L'impianto della riforma.
Controllo a distanza. Nella riforma del lavoro è previsto anche il riordino del controllo a distanza "sugli impianti e sugli strumenti di lavoro". Il tema è piuttosto delicato, perché il confine la violazione della privacy è molto stretto. Per il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, questo vuol dire che "non puoi mettere una telecamera sulla testa del lavoratore", sarà possibile, invece, utilizzare delle telecamere per controllare le linee produttive, ma non solo. Una rivisitazione del controllo a distanza potrebbe aprire nuovi spazi al telelavoro: attraverso la mappatura degli strumenti aziendali, infatti, potrebbe essere possibile verificare la posizione del dipendente. Come già succede oggi in alcune aziende che si occupano di manutenzione. I dettagli, però, verranno disciplinati dai decreti attuativi.
Maternità e ferie solidali. La delega prevede l'introduzione universale dell'indennità di maternità e il diritto per le lavoratrici madri parasubordinate all'assistenza anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Per contrastare la pratica delle cosiddette "dimissioni in bianco" sono previste "modalità semplificate per garantire data certa nonché l'autenticità della volontà del lavoratore in relazione alle dimissioni o alla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro". Viene data, infine, ai lavoratori la possibilità di cedere parte delle loro ferie annuali retribuite a colleghi con figli minori malati gravi.