PESCARA Il diktat rimbalza negli uffici del municipio, viene ripetuto come un mantra a ogni Consiglio comunale, incontro pubblico o riunione di maggioranza: «Contenere la spesa corrente, stabilizzare i conti in rosso, verificare in modo capillare i debiti fuori bilancio e accertare tutti i residui di dubbia esigibilità». In una sola parola: risanamento. Un obiettivo inseguito dal sindaco, Marco Alessandrini, fin dal primo giorno del suo insediamento, ma che oggi sembra scontrarsi con una realtà difficilissima da evitare. Il risultato, a circa sei mesi dal giuramento, è un Comune che si avvia a certificare il predissesto finanziario e a mettere in piedi un rigido piano di riequilibrio pluriennale. Con il taglio dei trasferimenti statali di altri 3 milioni di euro, imposto dalla legge di stabilità, e con l’obbligo di rimpinguare il fondo crediti di dubbia esigibilità con altri 3 milioni circa, il bilancio 2015 appare già mutilato in partenza ancor prima di passare tra le forche caudine dell’assemblea civica. Un quadro completo sulla situazione finanziaria dell’ente, debiti fuori bilancio e residui compresi, sarà a disposizione degli amministratori entro la prossima settimana. Solo con i documenti aggiornati alla mano, infatti, si potrà ragionare sulle possibili vie di uscita da una condizione contabile deficitaria che ha già imposto il rigore nella scelta del regime di tassazione. «Il problema contabile», sottolinea Alessandrini, «rappresenta il cuore di tutte le difficoltà. Tutto il resto, corso Vittorio compreso, è soltanto un contorno. Non è piacevole andare in giro e incontrare le persone che mi additano per aver alzato al massimo le tasse. Ma non è colpa nostra: noi sindaci saremo anche impopolari, ma è la normativa nazionale che ci sta obbligando a diventare enti impositori». In quasi sei mesi di mandato, dal passaggio ufficiale delle consegne con l’ex sindaco di centrodestra Luigi Albore Mascia, il centrosinistra ha tentato un’inversione di rotta. Per ripianare quel disavanzo di gestione sul rendiconto 2013 (4 milioni e 285 mila euro), si è messo mano ai capitoli di spesa in bilancio e alzato ai massimi livelli le aliquote di tutte le imposte comunali. «Qualche risultato lo abbiamo avuto», ammette Alessandrini snocciolando una serie di dati, «il 7 luglio, avevamo 30 milioni di atti in liquidazione giacenti all’ufficio ragioneria. Oggi siamo scesi a 28 milioni, ma sono somme che si devono pagare. Il 16 giugno, quando mi sono insediato, l’anticipazione di tesoreria ammontava a 26 milioni 400 mila euro, mentre il 27 novembre scorso la cifra era scesa a 16 milioni 600 mila euro. Un passo in avanti, certo, ma una montagna così grossa non si abbatte in pochi mesi». Intanto, gli uffici sono al lavoro per completare l’accertamento straordinario dei residui e dei debiti fuori bilancio ereditati dalla passata amministrazione. Una procedura che consentirà, «dalla settimana prossima», di poter contare su «un bilancio trasparente e veritiero», come confermato dal direttore del dipartimento amministrativo, Guido Dezio. Solo allora si potrà ragionare sulla possibilità di ricorrere al predissesto, applicando la procedura di riequlibrio finanziario pluriennale che dovrà essere trasmessa, entro 5 giorni dalla data di esecutività, alla sezione regionale della Corte dei conti e al ministero dell'Interno. Il Consiglio comunale, entro 90 giorni, dovrà poi deliberare il piano corredato dal parere dell'organo di revisione.
COS’È IL PRE-DISSESTO? La procedura disciplinata dall’articolo 243-bis del Testo unico degli enti locali (Tuel) prevede un riequilibrio finanziario pluriennale da applicare agli enti con squilibri strutturali del bilancio tali da provocare il dissesto finanziario. COSA PREVEDE? Il piano ha una durata massima di 10 anni e prevede di stabilizzare i propri conti tramite ricorso a un fondo rotativo dello Stato che prevede un rimborso trentennale. QUALI SONO LE RICADUTE? Il Comune delibera le aliquote e le tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita; è soggetto al controllo su dotazioni organiche e assunzioni; copre il 50% dei costi di gestione dei servizi a domanda individuale, il 100% dello smaltimento dei rifiuti; mette in vendita i beni patrimoniali disponibili; effettua una revisione straordinaria dei residui attivi e passivi in bilancio, stralciando quelli inesigibili o di dubbia esigibilità; avvia una sistematica attività di accertamento delle posizioni debitorie. Se accede al fondo di rotazione, a decorrere dall'esercizio finanziario successivo, è tenuto a ridurre le spese di personale e le retribuzioni accessorie; entro il termine di un triennio, deve ridurre almeno del 10% le spese per prestazioni di servizi e del 25% i trasferimenti.