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Data: 06/12/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il bonus solo per 330 mila neonati. Le nuove stime della Ragioneria dopo le modifiche che hanno concentrato il beneficio sulle famiglie con indicatore Isee basso

ROMA Non c’è ancora la soluzione per i vari nodi aperti sulla legge di Stabilità, in vista degli emendamenti che al Senato inizieranno ad essere presentati la prossima settimana. Ma qualche problema c’è già sul testo arrivato dalla Camera dei Deputati, visto che la relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato non ha dato il via libera a due norme, pur se di impatto limitato. Si tratta di quella che in caso di fusione tra Comuni permette agli enti locali di rispettare il Patto di Stabilità interno solo dopo cinque anni (il costo a regime si aggira sui 10 milioni) e della conferma di agevolazioni relative al terremoto del 1990 in Sicilia. Lo stesso documento della Ragioneria contiene una nuova valutazione degli effetti finanziari del cosiddetto bonus bebè, ovvero il contributo di 960 euro l’anno (80 al mese) destinato ai nuovi nati per i primi tre anni di vita. La Camera aveva modificato la versione originaria introducendo al posto della limitazione basata su un criterio di reddito familiare (che doveva risultare al di sotto dei 90 mila euro) un più stringente tetto espresso in termini di Isee (indicatore di situazione economica equivalente) e fissato a quota 25 mila euro. Inoltre con le modifiche attuate a Montecitorio l’importo del contributo viene raddoppiato (160 euro al mese) per i nuclui familiare con un Isee non superiore ai 7 mila euro.
ASSEGNO DOPPIO
Di conseguenza - secondo le stime della Ragioneria - anche la platea risulterà modificata: il beneficio riguarderà 330 mila bambini invece di 415 mila. Di questi, circa 85 mila riceveranno l’importo doppio. Dunque appare confermata dai numeri la volontà espressa in particolare da una parte del Pd - ed accolta dal governo - di concentrare questa forma di sostegno sulle famiglie meno abbienti; anche se comunque risulteranno coinvolti oltre tre quinti dei circa 500 mila bimbi che nascono ogni anno nel nostro Paese.
Naturalmente la valutazione degli effetti finanziari sarà decisiva anche per la definizione delle modifiche attese a Palazzo Madama, di cui si è parlato anche nell’incontro di ieri tra il presidente Renzi e il ministro Padoan. Si lavora ad esempio per riportare verso il basso la tassazione dei rendimenti dei fondi pensione, che era stata elevata dall’11 al 20 per cento: al momento si ipotizza però una discesa solo al 16-17 per cento. Il nodo risorse condizionerà la partita con Regioni e Province: c’è da risolvere il problema dei circa 30 mila dipendenti provinciali che dovrebbero passare alle Regioni, le quali però non hanno le risorse per farsene carico.
L’IPOTESI DI ZANETTI
C’è infine anche la partita della cosiddetta local tax, la tassa unica comunale che dovrebbe sostituire Tasi, Imu e addizionale Irpef. Nonostante le difficoltà tecniche il governo anche su spinta del premier appare orientato ad accelerare. Il punto dovrebbe essere fatto martedì prossimo: è possibile - come ha indicato il sottosegretario all’Economia Zanetti - che la novità vada a finire in un decreto legge ad hoc invece di essere inserita nella manovra.

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