ROMA Il Tesoro punta a incassare 5 miliardi di euro mettendo sul mercato il 40 per cento delle Ferrovie dello Stato entro la fine del prossimo anno. Ma l'operazione in fase di definizione presenta ancora numerose opacità e restano diversi nodi da sciogliere prima che vada in porto. Sia i tempi di esecuzione che le modalità dello sbarco in Borsa (l'ipotesi spezzatino, che prevede la vendita di parti non strategiche dell'azienda, fa ancora gola a qualcuno) potrebbero essere rivisti nel corso delle prossime settimane.
l’ITER
Per velocizzare l'iter - viste anche le necessità di bilancio - i ministri delle Infrastrutture Lupi e dell’Economia Padoan hanno istituito a novembre un'apposita task force («con lo scopo di predisporre tutte le misure necessarie all'apertura del capitale di Fs e alla sua quotazione») di cui fanno parte anche i vertici della compagnia ferroviaria. Il gruppo di lavoro si riunirà mercoledì prossimo al ministero dell'Economia per incominciare a lavorare sul quadro regolatorio (contratto Rfi, contratti regioni) e a discutere della chiusura delle procedure comunitarie. L’obiettivo è ridurre i tempi e convincere il mercato della bontà dell’operazione. Nei giorni scorsi il ministro Padoan, oltre ad aver annunciato di voler rinviare il collocamento sul mercato di Enel, ha anche parlato di possibili contraccolpi sull'occupazione dovuti alle privatizzazioni future. Ma quei 5 miliardi di euro che lo Stato conta di ricavare dallo sbarco in Borsa delle Ferrovie dello Stato non possono non fare gola in un momento come questo e l'appuntamento di mercoledì sta lì a dimostrare che, nonostante tutto, l'intenzione del governo rimane quella di chiudere la pratica in tempi rapidi. Tra le privatizzazioni imminenti quella delle Ferrovie dello Stato, che il ministro dell'Economia ha definito «un motore della modernizzazione del Paese», è senz'altro la più ghiotta. Sulle scrivanie dei ministeri dei Trasporti e del Tesoro ci sono anche i dossier dedicati a Poste Italiane, Enel, Sace ed Enav. Renzi, che in un primo momento aveva messo in naftalina i fascicoli sulle privatizzazioni, conta di racimolare con la vendita parziale delle aziende controllate dallo Stato circa 15 miliardi di euro nel 2015, di cui 6 grazie al 40% di Poste Italiane e al 5% di Enel.