ROMA Per governo e Pd dal ginepraio di Mafia Capitale non si esce con un ritorno anticipato alle urne. Va sostenuto il tentativo di Marino di rilanciare la sua giunta, anche attraverso - è la prima mossa fatta dal sindaco dopo lo scoppio dello scandalo - la rotazione dei dirigenti di vertice di tutte le strutture comunali. Intanto, salutate dal ringraziamento del neocommissario del Pd romano, Matteo Orfini, arrivano le autosospensioni dal partito degli indagati Daniele Ozzimo, Mirko Coratti ed Eugenio Patanè. Allo stato delle cose, il sottosegretario Luca Lotti, uomo vicinissimo al premier Renzi, sente di poter dire: «E’ chiaro che a Roma c’è qualcosa che non va, dobbiamo verificare i fatti brutti e cattivi che sono accaduti e poi vedremo cosa fare. Il governo della città deve comunque andare avanti e non credo proprio che ci siano riferimenti per dover andare alle elezioni». Lotti difende anche il ministro Poletti «dagli attacchi vergognosi che ha ricevuto», e fa un appello «alla trasparenza: non possiamo tollerare zone grigie, e tollerare che la politica venga assimilata al malaffare».
IL CONSIGLIO DI ROSY
Al sindaco arriva anche il consiglio di Rosy Bindi, che è quello di chiedere «di essere affiancato da una task force che lo aiuti a individuare chi ha sbagliato e fare pulizia. Oppure - osserva la presidente dell’Antimafia - se la penetrazione della criminalità risulterà tale e tanta, scegliere la strada dello scioglimento del Comune». Per questa seconda soluzione si pronuncia senza esitazioni Silvio Berlusconi: «Abbiamo visto lo scempio di Roma. Non possiamo accettare - afferma il leader di FI - che la nostra Capitale sia gestita ancora da chi è compromesso con quanto è accaduto. Si devono dimettere tutti e andare al voto».
Chiusura anche dal M5S, che dopo un’iniziale apertura del gruppo consiliare in Campidoglio, subisce l’ukase del duo Grillo-Casaleggio che cancella la disponibilità espressa dal capogruppo in Sala Giulio Cesare, Marcello de Vito, ad una collaborazione da concretizzare con la presidenza ad un pentastellato della commissione Trasparenza del Comune. Risultato dell’evidente contrasto tra ”romani“ e vertice del movimento, una nota firmata da tutti in cui si invita, «per il bene della città e del Paese, Marino a fare un passo indietro» e in cui si precisa che «l’unica collaborazione che M5S offre è quella al prefetto perché valuti con urgenza la possibilità di sciogliere il Come di Roma per mafia». Nota accolta con delusione da Marino, che parla di «schizofrenia» tra la dirigenza nazionale e il gruppo capitolino M5S.
Intanto, a causa di un sms inviato a Salvatore Buzzi, la deputata del Pd Micaela Campana annuncia querele contro quei media che «buttano una persona in pasto al linciaggio per un sms incompleto». La Campana nega qualsiasi coinvolgimento con Buzzi incontrato solo per il suo ruolo di presidente di una delle più grandi cooperative di Roma.