ROMA Superato il primo scoglio del voto sulla legge di stabilità si prepara il passaggio cruciale dell’approvazione finale della finanziaria al Senato che potrebbe anche riservare nuove sorprese sul tema pensioni. Il calendario è molto stretto: martedì 9 iniziano le votazioni in commissione e il 16 è già fissato il voto in Aula. Il governo dopo l’approvazione definitiva della riforma del lavoro (jobs act) deve sciogliere alcuni nodi sulla riforma della legge Fornero prima che arrivi il referendum per l’abolizione proposto dalla Lega Nord di Matteo Salvini. «Riaprire il cantiere pensioni è un atto dovuto, se si vuole recuperare un rapporto di fiducia con i cittadini, che è stato infranto dalla riforma Fornero», ha dichiarato ieri in un’intervista al quotidiano La Stampa Alberto Brambilla, già sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali e presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale. «La doppia indicizzazione alla speranza di vita dell’età e dei contributi maturati per la pensione anticipata - ha spiegato - ha bloccato entrambi i canali. Non c’è stata alcuna connessione con un’efficace riforma del lavoro. Il risultato è - secondo sottosegretario al Lavoro - che le aziende si devono tenere persone anziane e demotivate e i lavoratori si sentono beffati». Secondo Alberto Brambilla «l’ipotesi dei 41 anni di contributi senza limiti di età per andare in pensione è praticabile e può essere una priorità». «Fornero - ricorda Brambilla - ha introdotto tutto in una volta uno “scalone” di 6 anni e mezzo sull’età pensionabile. Una cosa mai vista prima: quello introdotto da Maroni era di 3 anni e suscitò un polverone infinito. Ora si dovrebbero percorrere 4 strade per rendere il sistema più flessibile: la prima è eliminare quella sciocchezza galattica, che nessun sistema previdenziale europeo ha, dell’indicizzazione dell’anzianità contributiva in relazione alle attese di vita. Un’assurdità». Alla Camera sono state già introdotte alcune importanti modifiche: il governo ha accolto la proposta che mette la parola fine, sino al 31 dicembre 2017, alla penalizzazione per i lavoratori che maturano un diritto a pensione anticipata (cioè 42 anni e 6 mesi di contributi, 41 anni e 6 mesi per le donne). La misura riguarda tutti i lavoratori (indipendentemente dalla tipologia di contributi accreditati sul conto assicurativo) mentre attualmente lo stop alla penalità è previsto in favore dei lavoratori il cui maturato contributivo sia costituito da sola prestazione effettiva da lavoro (e alcuni limitati periodi di contribuzione figurativa). Dal 2018, dunque, salvo una ulteriore proroga dello stop, le penalizzazioni (pari all’1% per ogni anno di accesso prima dei 62 anni; 2% per ogni anno di accesso prima dei 60 anni) tornerebbero operative.