TERAMO Alla fine del sesto anno di crisi economica conclamata la provincia di Teramo non se la passa bene. Comunque se la passa un po’ peggio del resto d’Abruzzo. I dati dell’Inps sugli ammortizzatori sociali mostrano una fotografia impietosa del sistema produttivo teramano. «In effetti la crisi non è finita, diciamo che ci stiamo assestando ma non ci sono segni tangibili di miglioramento», esordisce il presidente provinciale dell’Inps Mario Pellegrini. Innanzitutto coloro che godono del sussidio di disoccupazione o dell’Aspi, uniti a coloro che hanno l’indennità di cassa integrazione o mobilità, a fine agosto – gli ultimi dati ufficiali – erano 11.100. Ma è un numero in aumento. «Ora», aggiunge il direttore dell’Inps teramana, Domenico De Fazio, «possiamo affermare che le persone beneficiarie a diverso titolo di ammortizzatori sociali in provincia sono circa 12.500, circa 400 in meno dell’anno scorso. Un calo determinato dai minori accessi alla cassa integrazione in deroga, per l’incertezza dei fondi messi a disposizione dal governo. In pratica è il 4% della popolazione totale della provincia e il 9% della forza lavoro: il dato più alto d’Abruzzo». Ci sono le cifre, all’apparenza confortanti, che in realtà non lo sono. La prima riguarda il calo della cassa integrazione ordinaria. Le ore autorizzate sono un milione 432mila circa, il 43% in meno rispetto allo stesso periodo del 2013. In realtà buona parte di questa differenza riguarda aziende passate dalla cassa ordinaria alla straordinaria, che si concede a imprese la cui crisi è strutturale e non passeggera. Nei primi otto mesi dell’anno sono state infatti 2 milioni 239mila le ore di cassa straordinaria. E diminuisce la cassa integrazione in deroga, concessa alle imprese più piccole, appunto per i ritardi nei pagamenti (ormai gli arretrati sono arrivati a quasi un anno) derivanti dall’incertezza dei fondi a disposizione. Sono 432mila le ore autorizzate nei primi 8 mesi, il 46% in meno rispetto al periodo corrispondente del 2013. E ancora. «L’anno scorso abbiamo pagato col fondo di garanzia», informa De Fazio, «1.500 Tfr (trattamenti di fine rapporto, ndr) a causa di procedure concorsuali di imprese (a cui si sostituisce l’Inps, ndr) e forse quest’anno il numero aumenterà». In questo quadro l’Inps di Teramo è riuscita a ridurre i tempi di giacenza delle pratiche. «Siamo ai primi posti a livello nazionale», sottolinea Pellegrini, «il 99% delle prestazioni a sostegno del reddito viene evasa in 30 giorni, la disoccupazione anche in 15. Ci possono essere dei picchi, ad esempio a settembre con i precari della scuola, ma è un nostro obiettivo fondamentale riuscire a fornire all’utenza in tempi brevi le prestazioni a sostegno del reddito». «In questa situazione di grandissima crisi c’è un lato umano che non si deve trascurare. Nella sigla “Inps” è racchiusa la parola sociale che non va tralasciata. I casi di ritardi spesso derivano», aggiunge il direttore, «dalla non completezza della pratica, a parte il caso, ovviamente, in cui dipendiamo da altre amministrazioni per l’erogazione di fondi (la Cig in deroga, ndr)». La mole di pratiche gestite è enorme: all’Inps teramana fanno capo 80mila pensionati privati, 17mila invalidità civili, 15mila pensioni pubbliche. A questo vanno aggiunti i circa 13mila verbali Asl all’anno per nuove richieste di pensioni di invalidità e visite di revisione. I 140 dipendenti devono gestire poi le posizioni di circa 10mila aziende con dipendenti e 20mila lavoratori autonomi. «L’Inps è una delle amministrazioni più aperte, chiunque viene a Teramo e nelle tre agenzie di Giulianova, Nereto e Atri viene preso in carico immediatamente», aggiunge De Fazio. Apertura anche all’esterno, col progetto “Inps per te”, ad esempio per far conoscere le attività dell’istituto nelle scuole o nelle aziende.