SULMONA L'organigramma non è ancora concluso, perché con l'ufficializzazione delle nomine dei capi dipartimento e dei direttori dei servizi di presidenza (Audit, Avvocatura e Gabinetto), le caselle della «nuova Regione» non sono ancora tutte riempite. Di nuovo a bando, infatti, dovranno andare le posizioni per il capo dipartimento delle Risorse Umane (per il quale era in ballo Alfredo Moroni) e quello del direttore di servizio dell'Audit (conteso tra Maria Ferrara ed Ebron D'Aristotele). In compenso, però, dalla delibera partorita giovedì scorso dalla giunta D'Alfonso, spunta un dipartimento in più, rispetto a quanto era stato annunciato nella commissione prima e nel consiglio regionale poi al momento dell'approvazione della legge.
L’AGGIUNTA FINALE
Non più sei, ma sette dipartimenti a cui si aggiunge il direttore generale. E dire che sin dal testo licenziato in commissione Bilancio si legge che «viene ridotto in modo significativo il numero massimo di dipartimenti (prima fissato in 12, ndr), i quali non possono essere costituiti in misura superiore al numero degli assessori». Sei assessori in carica, cioè, per sei dipartimenti.
L’INTERPRETAZIONE
«In realtà il presidente è anche assessore - spiega il presidente della commissione Bilancio, Maurizio Di Nicola - per cui il settimo dipartimento deve fare riferimento a lui». «Non è così - mette sul chi va là il consigliere di Forza Italia, Lorenzo Sospiri - perché altrimenti non avrebbe alcun senso la nomina del direttore del Gabinetto del presidente o quella del direttore generale». Chi invece contesta tutto l'impianto delle nomine è il Movimento 5 Stelle: «Nei bandi manca l'indicazione dei criteri di scelta - tuona Sara Marcozzi -, manca la commissione terza di valutazione e si chiede la stesura di un "progetto di riorganizzazione" - impossibile da realizzare - dal momento che è oggettivamente impossibile "riorganizzare" un qualcosa che deve ancora essere istituito. Non capiamo quale problema ci sia a rispettare le leggi e a emanare bandi all'insegna della trasparenza e della meritocrazia. La Regione Facilissima di D'Alfonso si mostra, ad ogni occasione, prepotentemente discrezionalissima».
LA SUPER DIRETTRICE
Ma di annullare in autotutela le nomine, la giunta non ci pensa nemmeno e anzi, finita la fatica nel processo sulla discarica di Bussi dove rappresenta l'Avvocatura dello Stato, Cristina Gerardis, nuovo direttore generale dell'Emiciclo, dovrà mettersi subito a lavoro per dare forma e operatività alla nuova struttura amministrativa. Su di lei, d'altronde, ricadono grosse responsabilità e non solo perché come direttore generale avrà il potere e il dovere di avocare a sé le pratiche che non mandano avanti gli altri, dovrà occuparsi di programmazione, attuazione, cooperazione transfrontaliera (in particolare della rendicontazione del progetto Ipa) e governance di enti strumentali e società partecipate; quanto perché dovrà anche sobbarcarsi ad interim uno dei dipartimenti più importanti: quello rimasto scoperto delle Risorse Umane e Bilancio. Tutti incaricati, invece, gli altri capi dipartimento: Andrea Ciaffi alla Presidenza e rapporti con l'Europa; Giancarlo Zappacosta ai Trasporti, Mobilità, Turismo e Cultura; Giovanni Farinella alla Salute e Welfare; Vittorio Di Biase alle Opere pubbliche, Governo e Territorio, Politiche ambientali; Antonio Di Paolo allo Sviluppo economico e Politiche Agricole e Tommaso Di Rino alle Politiche del Lavoro, dell'Istruzione, della Ricerca e dell'Università. Chiudono l'organigramma le nomine dei direttori dei servizi (che non sono dirigenti) della presidenza: Ernesto Grippo al Gabinetto di D'Alfonso e Stefania Valeri all'Avvocatura (resta scoperto, come detto, il posto dell'Audit). In sospeso, infine, resta la nomina del commissario, figura contestatissima in consiglio regionale, che è legata alla presentazione della legge Obiettivo. Legge che D'Alfonso aveva promesso di portare in aula entro l'anno.