Luigi Muscariello, 39 anni, operaio Pilkington, si schiantò contro il guardrail
VASTO Non avrebbe provveduto a segnalare la presenza di una buca sulla strada nè l’avrebbe fatta riempire e asfaltare dagli operai. Quella buca, secondo i periti, fu la causa della morte di Luigi Muscariello, 39 anni. operaio di Castelguidone. M.C., delegato al servizio di vigilanza e manutenzione stradale dell’Anas, è accusato di omicidio colposo. Il processo comincia questa mattina. Sulla vicenda è puntata l’attenzione di centinaia di persone. Luigi Muscariello, operaio Pilkington, morì 19 mesi fa, otto giorni dopo un incidente motociclistico avvenuto il giorno di Pasquetta sulla strada provinciale 198 nel tratto che da Castiglione Messer Marino porta a Castelguidone. L’operaio era in sella alla sua moto, una Yamaha T max 500. La moto sbandò all’improvviso schiantandosi contro un guardrail. Il centauro sbalzò dal bolide. Il corpo del motociclista strisciò per diversi metri sull’asfalto finendo la corsa contro il parapetto di metallo. Nonostante indossasse il casco l’uomo riportò un trauma cranico. Operato subito dopo all’ospedale Santo Spirito di Pescara, non si riprese più. Tante le ipotesi formulate subito dopo la disgrazia. Troppo esperto e troppo prudente il giovane per far archiviare l’incidente come una sbandata improvvisa. La Procura di Vasto decise di aprire un’inchiesta. A compiere le perizie furono i carabinieri. Un dettagliato rapporto sullo schianto fu consegnato al sostituto procuratore Enrica Medori dai militari di Schiavi d’Abruzzo. Dai risultati delle misurazioni supportati da alcune testimonianze sembra che a causare lo sbandamento della Yamaha fu una buca. La ruota della moto finì nella buca e per il suo guidatore fu impossibile evitare la caduta. “M.C., delegato alla manutenzione, omise di segnalare la buca nè si adoperò per rifare l’asfalto o coprire con bitume il manto stradale reso scivoloso dal fango”, è scritto nel capo d’imputazione. Per questi motivi il dipendente Anas è accusato di omicidio colposo: l’uomo è difeso dall’avvocato Giovanni Cerella. La notorietà della vittima, amata dai colleghi di lavoro del reparto To5 del centro ricerche, ma anche da moltissimi motociclisti di tutto il Vastese accende nuovamente i riflettori sulla triste vicenda.